Impatto dei dazi doganali americani sul mercato alimentare italiano

L’amministrazione statunitense guidata dal Presidente Donald Trump ha implementato una strategia applicando dazi doganali significativi che incideranno sul commercio internazionale.

A partire dal 5 aprile 2025, è stato introdotto un dazio doganale base del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti. Successivamente, dal 9 aprile 2025, l’Unione Europea, inclusa l’Italia, sarà soggetta a un tributo aggiuntivo del 20% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti.

Le prime reazioni dei mercati sono state devastanti, e l’amministrazione Trump ha per il momento congelato gran parte degli oneri annunciati. Chi conosce la storia dell’imprenditore Trump sà quanto sia solito sparare più alto per poi ‘accomodarsi’ su livelli che aveva ben definito inizialmente. Per ottenere 50 sparando a 100 magasi si otterà 65.

Il presidente ha annunciato tariffe radicali che ha descritto come “storiche”, imponendo una tariffa su tutti i partner commerciali e ulteriori imposte mirate sulle nazioni che, a suo dire, hanno svantaggiato gli Stati Uniti nel commercio.

Impatto dei dazi doganali americani sul mercato alimentare italiano

Dichiarandolo “Giorno della Liberazione”, Trump ha affermato che queste misure avrebbero rivendicato il destino economico dell’America. 

Mentre l’amministrazione statunitense inquadra queste tariffe Trump come un passo verso la ripresa economica, gli esperti mettono in guardia dalle gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e per l’autenticità dei prodotti, complice anche una importante politica di tagli adottata su FDA che diminuirà l’attività di ispezione e controllo sulle merci in transito.

I leader della filiera alimentare e gli esperti di politica su entrambe le sponde dell’Atlantico stanno esprimendo allarme per l’impatto combinato di questi sviluppi.

Dalle interruzioni nelle catene di fornitura alla riduzione delle ispezioni della FDA, gli effetti a catena potrebbero aumentare i rischi di malattie trasmesse dagli alimenti, far salire i costi e indebolire la fiducia dei consumatori nel sistema alimentare. 

Storia dei dazi doganali americani

La politica dei dazi degli Stati Uniti, particolarmente sotto le amministrazioni recenti (Trump e Biden), ha avuto un impatto significativo sul commercio internazionale, compreso quello con l’Italia.

Gli Stati Uniti hanno utilizzato queste strategie principalmente per:

  • Proteggere industrie strategiche (es. acciaio, alluminio, agricoltura).
  • Ridurre il deficit commerciale (soprattutto con la Cina).
  • Spingere per accordi commerciali più favorevoli (es. USMCA vs. NAFTA).

Gli strumenti principali adottati nel tempo:

  • Sezione 232 del Trade Expansion Act (1962): Dazi per “sicurezza nazionale” (es. +25% su acciaio, +10% su alluminio dall’UE nel 2018, poi parzialmente rimossi).
  • Sezione 301 del Trade Act (1974): Dazi punitivi contro pratiche commerciali “ingiuste” (usati contro la Cina, ma anche contro prodotti UE come vini e formaggi).
  • Dazi agricoli: Usati per proteggere i produttori USA (es. grano, soia), ma anche come ritorsione in dispute WTO.

Definizione di dazio doganale

Il dazio doganale è un tributo applicato dalle autorità di uno Stato sulle merci che vengono importate o, in alcuni casi, esportate.

In termini più precisi, si tratta di un’imposta indiretta che grava sul valore o sulla quantità di un bene quando attraversa la frontiera di uno Stato.

I dazi doganali non hanno una funzione unicamente fiscale (ossia di generare gettito per le casse pubbliche), ma assolvono anche ad altre finalità di carattere economico e politico, tra cui:

  • Protezione dell’economia nazionale. L’applicazione di dazi rende più costosi i beni importati rispetto a quelli prodotti internamente, tutelando così le imprese nazionali da una concorrenza estera potenzialmente più aggressiva.
  • Controllo degli scambi commerciali. I dazi sono utilizzati per regolamentare la quantità e la tipologia di merci che entrano o escono da un Paese, con l’obiettivo di equilibrare la bilancia commerciale.
  • Ritorsione o pressione politica. Spesso, l’introduzione di dazi è una risposta a politiche considerate sleali da parte di altri Stati, o un mezzo di pressione nelle trattative internazionali (come nel caso attuale tra Stati Uniti e Unione Europea).

Le principali tipologie di tassa doganale possono essere riassunte:

  • Ad valorem. Calcolato in percentuale sul valore della merce importata. Esempio: 20% sul valore dichiarato.
  • Specifico. Applicato in misura fissa rispetto alla quantità fisica della merce (ad esempio, euro per tonnellata).
  • Misto. Combinazione di dazio ad valorem e specifico.

Nel commercio globale, i dazi sono disciplinati da accordi multilaterali (come quelli dell’Organizzazione Mondiale del Commercio – WTO) e da trattati bilaterali o regionali. Tuttavia, esistono margini di autonomia che consentono a ciascun Paese di adottare misure protezionistiche temporanee o strutturali, come sta accadendo attualmente con l’inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti.

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Impatto sull’Italia: Esportazioni di Eccellenze Alimentari e Importazioni di Materie Prime

L’introduzione delle nuove misure doganali da parte degli Stati Uniti rappresenta un evento di rilevanza strategica per l’economia italiana, con effetti particolarmente sensibili sul comparto agroalimentare.

L’Italia, riconosciuta a livello mondiale per la qualità e l’autenticità delle sue eccellenze alimentari dal vino ai formaggi DOP, dai salumi ai prodotti da forno, si trova oggi ad affrontare un contesto caratterizzato da una crescente pressione competitiva e da costi aggiuntivi derivanti dall’applicazione di dazi sulle esportazioni verso il mercato statunitense.

Questo scenario rischia di compromettere non solo la competitività delle imprese italiane, ma anche la loro capacità di presidiare un mercato strategico, quale quello americano, da sempre attento alla qualità del “Made in Italy“.

L’Italia è rinomata per le sue esportazioni agroalimentari verso gli Stati Uniti, con un valore che ha raggiunto circa 7,8 miliardi di euro nel 2024. I settori più colpiti da questi dazi includono:​

  • Vino: Le esportazioni italiane di vino negli Stati Uniti, che valgono circa 2 miliardi di euro, subiranno un aumento dei prezzi al consumo a causa dei dazi, potenzialmente riducendo la competitività dei vini italiani come il Prosecco e il Brunello di Montalcino sul mercato statunitense.
  • Olio: Gli USA sono il terzo mercato di esportazione per l’olio d’oliva italiano (dopo Spagna e Germania). Nel 2023, l’export italiano di olio d’oliva verso gli USA ha superato 400 milioni di euro. L’Italia è il secondo fornitore di olio d’oliva negli USA (dietro la Spagna, che domina con prezzi più bassi).
  • Aceto: L’export di aceto italiano (soprattutto balsamico di Modena IGP/DOP) ha superato 150 milioni di euro. Gli USA sono il primo mercato per l’aceto balsamico italiano, assorbendo circa il 30% delle esportazioni globali.
  • Pasta: L’export di pasta italiana verso gli USA ha superato $600 milioni (circa 550 milioni di euro) nel 2023. Gli USA sono il primo mercato al mondo per la pasta italiana, davanti a Germania e Francia.
  • Formaggi e salumi: Prodotti come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma e il Pecorino Romano saranno soggetti a un incremento dei costi, rendendoli meno accessibili ai consumatori americani e potenzialmente diminuendo le vendite.

In risposta ai dazi statunitensi, l’Unione Europea ha annunciato misure di ritorsione, tra cui l’imposizione di un dazio del 25% sulle importazioni di mais dagli Stati Uniti, con possibilità di estendere tali misure ad altri prodotti agricoli come la soia, mais, grano.

Sebbene l’Italia non importi direttamente grandi quantità di mais statunitense a causa di restrizioni sugli OGM, l’aumento dei dazi potrebbe influenzare i prezzi globali dei cereali, incidendo indirettamente sui costi delle materie prime per l’industria alimentare italiana.​

Effetti delle nuove misure doganali:

  • Riduzione della competitività: I prezzi aumentano per i consumatori USA, favorendo prodotti locali o concorrenti non colpiti (es. vini californiani o francesi non sempre inclusi nei dazi).
  • Contrazione delle quote di mercato: Ad esempio nel 2020, le esportazioni di vini italiani negli USA sono calate del 7%.
  • Strategie di bypass: Alcune aziende hanno delocalizzato produzioni in USA o Paesi terzi per evitare dazi.
  • Dipendenze alternative: Canada, Russia, Australia, ma con possibili problemi di qualità o logistica.
  • L’aumento dei costi di approvvigionamento: Alterazione dell’equilibrio economico delle filiere produttive italiane, amplificando le vulnerabilità di un settore già esposto a dinamiche globali instabili.  Gli effetti potrebbero comprendere l’aumento dei costi per l’industria, la distribuzione alimentare italiana e di conseguenza per i consumatori.

Impatto dei dazi sulla sicurezza alimentare e sul rischio di frodi alimentari

L’impatto delle misure strategiche statunitensi non si ferma a creare delle criticità economiche, ma può anche generare conseguenze indirette molto rilevanti su aspetti cruciali come la sicurezza alimentare e il rischio di frodi alimentari.

Impatto dei dazi sulla sicurezza alimentare

Per il mercato alimentare americano sono applicabili regole diverse da quelle comunitarie in merito alla sicurezza alimentare, tracciabilità e alla food defense.

La sicurezza alimentare comprende sia la disponibilità di alimenti sicuri e nutrienti, sia la continuità della catena di approvvigionamento. L’introduzione delle nuove misure doganali può mettere a rischio entrambi questi elementi.

Produttori che per rientrare nei costi possono adottare processi che non garantiscono l’immissione di alimenti sicuri sul mercato. Per fare degli esempi, metodologie di stagionatura o maturazione accelerati. O l’utilizzo di materie prime di scarsa qualità.

In caso di riduzione delle importazioni, possono insorgere criticità che possono innescare carente disponibilità di materie prime di qualità, con ripercussioni sui processi di trasformazione alimentare.

Necessità di ricorrere a fornitori alternativi, che potrebbero non garantire gli stessi standard di sicurezza o di certificazione previsti dalla normativa UE.

Il ricorso a nuove fonti di approvvigionamento, magari da Paesi terzi meno regolamentati, può aumentare la complessità dei controlli lungo la filiera, aggravando il rischio di malattie causate da condizioni igienico-sanitarie non coerenti con i prodotti.

L’aumento dei costi di importazione si riflette inevitabilmente sui prezzi al consumo finale. Questo potrebbe influire sull’accessibilità economica di alcuni prodotti alimentari, riducendo la varietà e la disponibilità di beni essenziali per alcune fasce di popolazione.

Il taglio attuato alla FDA potrebbe avere un impatto sulle attività di ispezione permettendo la circolazione di alimenti non rispettanti i requisiti.

Impatto dei dazi americani sul rischio di frode alimentare

Le tensioni commerciali e l’innalzamento dei dazi americani creano le condizioni favorevoli per un aumento delle frodi alimentari, in particolare in contesti di scarsità di materie prime o di incremento dei prezzi. Vediamo come potrebbe evolvere questo fattore:

  • Contraffazione di prodotti ad alta redditività. Prodotti di eccellenza come Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma o vini DOCG diventano ancora più costosi sul mercato estero. Questo innalza il rischio di contraffazioni e imitazioni, che sfruttano la domanda residua proponendo prodotti non autentici ma a prezzi più accessibili.
  • Manipolazione delle origini. L’aumento dei dazi può incentivare pratiche scorrette come la falsa dichiarazione di origine, per evitare di assoggettare le merci alle tariffe più elevate.
    Ad esempio, esportatori disonesti potrebbero cercare di aggirare i dazi statunitensi etichettando falsamente prodotti italiani come provenienti da Paesi non colpiti dai dazi.
  • Diluzione e adulterazione delle materie prime. In risposta all’aumento dei costi di produzione, alcuni operatori poco scrupolosi potrebbero essere tentati di ricorrere alla diluizione delle materie prime o all’utilizzo di ingredienti di qualità inferiore, al fine di contenere i costi di produzione e mantenere competitivi i prezzi di vendita.
  • Stress sulle attività di vigilanza e controllo. Le autorità di controllo, tanto in Italia quanto nei Paesi importatori, si troveranno a dover intensificare le attività ispettive per contrastare pratiche fraudolente e garantire la conformità normativa, aggravando la pressione sui sistemi di sorveglianza alimentare.

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Conclusione sui dazi americani

Dal punto di vista economico, l’amministrazione Trump ha giustificato l’introduzione dei dazi americani con l’intento di:​

  1. Ridurre il deficit commerciale: L’obiettivo è diminuire il disavanzo commerciale degli Stati Uniti, che nel 2024 ammontava al 4,2% del PIL. L’amministrazione sostiene che i dazi possano incentivare la produzione interna, riducendo la dipendenza dalle importazioni. ​
  2. Rilanciare la manifattura nazionale: Aumentando il costo delle importazioni, si prevede di rendere i prodotti esteri meno competitivi rispetto a quelli domestici, incoraggiando così le aziende a riportare la produzione negli Stati Uniti. ​
  3. Generare entrate fiscali: Secondo alcune stime, i dazi potrebbero generare circa 1,5 trilioni di dollari di entrate nel prossimo decennio, fondi che l’amministrazione intende utilizzare per finanziare tagli fiscali e ridurre il debito nazionale. ​

In realtà fa parte di una politica più ampia volta a creare nuovi assetti commerciali dopo la pandemia e le crisi geopolitiche di Ucraina e Medio Oriente. Soprattutto a ‘nascondere’ la dipendenza dal grande nemico ‘Cina’ da parte degli USA.

Come oggi giorno avviene la politica si basa su azioni incuranti delle conseguenze, nascondendosi per il settore agroalimentare ad esempio, all’ottenimento di una sovranità alimentare, che per un paese che importa la maggior parte di alimenti è impossibile da raggiungere.

E’ chiaro che l’impatto sarà importante per i consumatori di tutto il mondo, soprattutto quello statunitense, conseguenze appunto.