La sovranità alimentare è il diritto dei popoli a definire proprie politiche agroalimentari ed agricole, per la produzione di alimenti ecologicamente sicuri, sani, sostenibili, e culturalmente appropriati.

Il movimento mette le aspirazioni e le esigenze di coloro che producono, distribuiscono e consumano cibo al centro dei sistemi e delle politiche alimentari, piuttosto che delle richieste dei mercati e delle società
La definizione proviene dalla Dichiarazione di Nyéléni, primo forum mondiale sulla sovranità alimentare, Mali, 2007.
Molti pensano che questi principi definiscano l’autarchia di un paese, ovvero l’indirizzo politico economico che, punta sullo sfruttamento delle proprie risorse per rendersi autosufficiente.
Ovviamente perché si imputano semplicemente le problematiche che stiamo vivendo oggi giorno, a situazioni geopolitiche.
In realtà il movimento nasce per mettere le aspirazioni e le esigenze dei produttori, distributori e consumatori, al centro delle politiche alimentari, piuttosto che delle richieste dei mercati e delle società.
Nel proseguo dell’articolo proveremo a definire quelle che sono le criticità di questo settore che secondo noi dovrebbe puntare a risolvere il nuovo nato Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.
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Perché è importante la sovranità alimentare?
La sovranità alimentare è fondamentale per tutelate il settore del comparto agroalimentare del nostro paese. La prima industria italiana.
Un movimento che mette sullo stesso piano tutti gli attori della filiera, partendo dal basso, produttori, trasformatori, realtà annesse, e legislatori. La sovranità alimentare va ben oltre la garanzia che le persone abbiano cibo a sufficienza per soddisfare i loro bisogni fisici. Quella viene definita Food Security.
Definisce quelle che siano le strategie economiche fondamentali per riuscire a sopperire a tutte le necessità dei consumatori, così come le aspettative di tutti gli altri stakeholder.
La tematica però non riguarda solamente il modo alimentare. E’ trasversale, ed interessa anche aspetti sociali, ed ambientali.
Infatti una gestione efficace delle politiche alimentari, permetterà anche una gestione dell’ambiente, ricordando che gli agricoltori e gli allevatori sono i primi difensori dell’ambiente. Quindi i primi promotori di sostenibilità ambientale. Ma non solo.
Aiuterà anche a scardinare comportamenti scorretti come per esempio il capolarato in agricoltura. Apportando cultura e risorse utili per la sostenibilità socio economica.
Quali errori sono stati fatti negli anni?
Se c’è chi per motivazioni politiche crede che si faccia prima ad incolpare altri per gli errori perpetuati negli anni, si sbaglia di grosso. La sovranità alimentare è un’altra cosa. Riportiamo sotto alcune attività e principi, troppo spesso, allegorici unici del nostro paese:
- Mangia Sano Mangia Italiano. Chi lo ha detto che ogni alimento sia il migliore o il più sano solamente perché nato nel nostro paese? Tra le altre cose molti alimenti sono frutto di importazioni del passato. Ogni paese produce alimenti di alta qualità o di bassa qualità, basta saper scegliere;
- Qualità Eccellenze Territorio. Personalmente ogni volta che vedo queste tre parole nella stessa frase, vado alla ricerca della truffa, e la gran parte delle volte la trovo. Partiamo con il dire che la parola qualità definisce il rispetto di requisiti ben definiti. Quindi un prodotto di qualità può essere alla pari un qualcosa di volutamente eccelso o volutamente di basso livello. Standardizzato appunto secondo ben definiti requisiti. L’importante è scegliere il target. Altra cosa è la parola eccellenza, quella contraddistingue il lavoro di un artigiano, che però, può non essere sempre dello stesso livello, e che non può sicuramente assicurare quantità abnormi di produzione. Territorio… veramente? Ogni giorno, dietro a chi fa soldi, nascono prodotti talvolta assurdi da collina a collina!!!
- Made in Italy. Sapevate che con questa dicitura si identifica un alimento prodotto in Italia? Anche se con materie prime di altri paesi? Quindi? Di cosa stiamo parlando? Non avevamo detto che solo gli alimenti italiani sono unici?
- 100 % Italia. Questa fu un’invenzione di una cerca parte propagandistica. La comunità disse no…perché, come riportato prima come facciamo a dire 100% Italia quando un Made in Italy è un intrigo di mille cose non italiane. Personalmente ho visto dei curry 100% Italia, o dei mix di pepi!!
- Lotta contro la comunità UE. Il male ce lo facciamo da soli. O meglio vogliamo imporre noi delle regole chiedendo agli altri di stare zitti!
- Sistemi Nazionali. Un insieme di disciplinari che nascono da università, camere di commercio ecc, che valore hanno? In pratica spesso copiaticci di vari standard riconosciuti senza però esserlo!!
- Bollinomania. 15000 mila milioni di marchi di indicazione geografica, protetta, storica ecc ecc, che pretendiamo che vengano riconosciute dall’universo. Casualmente spesso talune sono state ottenute con fondi che si sono perduti nell’etere. Va ricordata la nascita di questi riconoscimenti, quanto il legislatore europeo ce ne chiese un elenco, e noi volutamente non inserimmo vari alimenti. Un esempio? Il ragù alla bolognese, la risposta fu che era un qualcosa di globale. Ma adesso ci lamentiamo che dovrebbero crederci!! Mini produzioni che si moltiplicano negli anni. Oppure disciplinari molto molto interessanti…
- Italian sounding. Ma… vi siete chiesti spesso chi c’è dietro a questi fenomeni di Assosanza Italiana? Siete andati a fondo? Perché al di là delle varie propagande, spesso ci sono sedicenti imprenditori made in Italy!!
- Aziende Italiane…Quali? Visto che ce le siamo vendute quasi tutte oppure hanno sedi non più in Italia!
- Informazioni ai consumatori. Informazioni tramite etichette e pubblicità buttate lì a caso. La migliore pasta con grani italiani, che poi diventano californiani e dopo mondiali. Oppure l’olio EVO che ad un tratto da italiano è diventato comunitario. Ma che strano. E perché nonostante siamo mega produttori di pasta di grano solo italiano, adesso i pastifici sono senza semola? Perché i mulini sono in Ucraina?
- Grande Distribuzione Organizzata. Adesso è in crisi certo. Ma che politica hanno sostenuto con i produttori oltre quello di strozzarli? Oppure vendersi comportamenti etici e sostenibili, demandando le spese solamente ai produttori!!
- Guerriglia Nazionale. Strategie volte al tutto contro tutti, fatte per strozzare e non per presentare attività di gruppo per vincere sui mercati.
La Grande Forza degli Imprenditori Italiani
Dopo aver letto quanto riportato sopra, potrebbero sembrare delle riflessioni disfattiste. Purtroppo è solamente la realtà.
Nel mezzo ci sono gli imprenditori italiani. Quelli presi tra l’incudine ed il martello che devono saper sottostare alle ricche chiacchiere del bel paese, ed ai requisiti richiesti dal mercato globale.
He si… mercato globale. Perché l’alimentare italiano si basa sul l’export. Qui c’è stata una mancanza totale di strategia condivisa, altra fantastica peculiarità del nostro paese.
Infatti, nelle politiche strategiche del mercato alimentare, sono state molto spetto lasciate indietro tutte quelle attività necessarie ad adeguare le organizzazioni ai mercati internazionali.
L’aiuto strutturale per il raggiungimento di una o più standard di certificazione alimentare. La crescita degli organi competenti. I rapporti con le istituzioni.
E’ quindi diventato più importante un sito, un profilo social, il marketing, raccontando assurdità, invece di dare sicurezza e capacità di risposta in competenza e prontezza alle organizzazioni.
Questo in merito a requisiti commerciali sì, ma con fondamento di capacità di gestione per la sicurezza degli alimenti, e la prevenzione alle frodi alimentari.
Ricordo vari incontri organizzati dalle camere di commercio con buyer stranieri, che richiedevano certificazioni, e che queste citate, non sapevano neppure cosa fossero. Ma come!! Noi abbiamo il superbollino!!
Superbollino ovviamente fino a sé stesso, nato per far soldi a chi lo ha creato, ma che non ha mai nessun riconoscimento sui mercati VERI!!! Quanti disciplinari ho letto!! E quante domande senza risposta del tipo ma… a quale norma si riferisce? Ovviamente a nessuna!!
Si è quindi creata una cultura di imprenditori illuminati che si sono scollati, appunto, da quanto dovrebbe essere a supporto! Che ha creato un modo di far conoscere la nostra cultura alimentare non corretto.
Politiche agroalimentari: conclusioni sulla sovranità alimentare
Crediamo che al di là di un nome ad un Ministero ci voglia un vero cambiamento. Politiche alimentari che sappiano di vero e non di chiacchiere o propaganda.
Il Ministro per la sovranità alimentare incaricato avrà un bel da fare, ma una cosa è certa, secondo noi dovrebbe iniziare a dire le cose come stanno. Deve riportare una cultura alimentare nel nostro paese.
Probabilmente siamo nel momento giusto, e sicuramente le figure scelte saranno quelle adatte, d’altronde anche la sostenibilità alimentare, oltre quella ambientale e socio economica sono tra i primi e più importanti impegni, che ci vede impegnati a livello globale.
Non servirà a nulla andare contro a quello fatto fino ad adesso, non c’è più tempo. Non c’è più tempo di imprenditori che si gettano in progetto, Slow Food, Eatitaly, sono in grande crisi.
C’è bisogno di una politica che comprenda la filiera, realmente dalla terra alla tavola di tutto il mondo. E non filiera degli amichetti e dei bollini.
Dare modo alle organizzazioni di comprendere gli standard internazionali per tutelare le unicità dei nostri prodotti, anche nei confronti delle frodi alimentari, e si mettere mano al giochetto della grande distribuzione, che nel nostro paese ha sempre fatto il bello ed il cattivo tempo di molte aziende.
Se invece si crede nel prima l’Italia, si rischia di tagliare il fatturato della gran parte delle aziende italiane. Perché togliere prodotti dai mercati internazionali, in nome di un sovranismo alimentare, innescherà eguali comportamenti dagli altri paesi.