Le DOP, DOC, IGT, IGP e STG sono riconoscimenti che attestano l’appartenenza a particolari standard produttivi di alimenti e bevande di alta qualità italiani.
Questi marchi non sono veri e propri sistemi per la certificazione alimentare, ma definiscono in maniera univoca determinate proprietà del prodotto.
L’Italia possiede un patrimonio inestimabile di eccellenze gastronomiche e prodotti alimentari unici riconosciuti in tutto il mondo.
È un patrimonio che non va solo riconosciuto ma tutelato dalle frodi. I prodotti made in Italy considerati più importanti, vengono classificati secondo varie denominazioni, ciascuna con caratteristiche ben definite.
Sono 5 i principali marchi colleddivi di denominazione ed indicazione di cui parleremo in questo articolo:
- DOP (Denominazione di Origine Protetta);
- DOC (Denominazione di Origine Controllata);
- IGT (Indicazione Geografica Tipica);
- IGP (Indicazione Geografica Protetta);
- STG (Specialità Tradizionale Garantita).
Nel proseguo dell’articolo approfondiremo i requisiti e le differenze sostanziali tra i marchi regolamentati, certificazioni alimentari di prodotto che possono fornire anche aiuti contro il fenomeno del italian sounding.
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Differenze tra DOP, DOC, IGT, IGP e STG
Le certificazioni alimentari di prodotto regolamentate sono riconoscimenti che attestano l’appartenenza a particolari standard produttivi e tutelano le eccellenze gastronomiche del nostro paese. Scopriamo le differenze tra questi marchi e come riconoscerli durante la spesa.
- DOP (Denominazione di Origine Protetta): Questo marchio garantisce che le caratteristiche qualitative del prodotto dipendano dall’ambiente geografico in cui viene prodotto e dai metodi di produzione tradizionali. Esempi di prodotti DOP italiani sono il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano e la Mozzarella di Bufala Campana.
- DOC (Denominazione di Origine Controllata): Il marchio DOC, oggi sostituito dal DOP, indicava vini da tavola di qualità e pregio, legati all’ambiente naturale e a specifici disciplinari di produzione.
- IGT (Indicazione Geografica Tipica): Il marchio viene assegnato al vino igs prodotto in aree generalmente ampie ma con requisiti specifici. Le uve dei vini, per esempio devono provenire da una determinata zona geografica per almeno l’85% e presentare caratteristiche organolettiche particolari.
- IGP (Indicazione Geografica Protetta): Questa classificazione riconosciuta dall’UE richiede che soltanto una delle fasi di produzione, trasformazione o elaborazione avvenga in una determinata zona geografica. Esempi di prodotti IGP italiani sono la Mortadella Bologna, l’Aceto Balsamico di Modena e la Bresaola della Valtellina.
- STG (Specialità Tradizionale Garantita): Il marchio STG tutela le produzioni legate a una ricetta e a metodi di produzione tradizionali, senza essere necessariamente legate a un’area geografica specifica.
Approfondiamo l’argomento dei paragrefi qui di seguito.
Denominazione di Origine Protetta
Le peculiari caratteristiche qualitative degli alimenti a marchio DOP, dipendono in tutto o in parte dall’ambiente geografico in cui vengono prodotti.
Per ambiente geografico si intende l’insieme dei fattori ambientali (caratteristiche territoriali, clima) e umani (tecniche di produzione artigianali tramandate nel tempo).
Tutte le varie fasi produttive avvengono in un determinato ambiente geografico. Con questo marchio , quindi, si garantisce non solo la territorialità ma anche i rispetto dei metodi (o disciplinari) di produzione, grazie a cui si ottiene un prodotto inimitabile al di fuori di una specifica zona produttiva.
Tutte le varie fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione dei prodotti avvengono in quell’area geografica.
La tutela del prodotto, si estende in tutta Europa e, in accordo con l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), al resto del mondo.
Vini, formaggi, carne, pesce, oli ed altro ancora. In Italia, i prodotti di questa tipologia, sono 167 tra cui Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma, Mozzarella di Bufala Campana.
Denominazione di Origine Controllata
Il marchio DOC, rappresenta la prima certificazione, a tutela dei prodotti dalle caratteristiche uniche creata negli anni Sessanta. Indicava vini di qualità e pregio, dalle caratteristiche legate all’ambiente naturale ed a specifici disciplinari di produzione.
La Denominazione di Origine Controllata oggi è una sigla non più riconosciuta: una delibera europea ha incluso questi prodotti nel più moderno marchio.
In fondo, il prodotto che si avvale del riconoscimento è molto rinomato, di qualità, dalle caratteristiche profondamente legate all’ambiente naturale ed ai fattori umani di un determinato ambiente geografico.
Identificazione geografica tipica
Il marchio di qualità IGT, è assegnato ai vini prodotti in aree generalmente ampie ma con requisiti specifici. Le uve provengono da una determinata zona geografica per almeno l’85% e presentano particolari caratteristiche organolettiche.
Rispetto ad altri marchi, gli IGT hanno requisiti meno restrittivi, appartengono a vaste aree: di solito, si tratta di una Regione o di un insieme di territori dalla buona uniformità ambientale che garantisca particolari qualità al prodotto vitivinicolo. Per il marchio, non vi è l’obbligo di dichiarare il colore del vino o l’annata.
Identificazione geografica protetta
L’acronimo IGP, è una classificazione riconosciuta dall’UE. Esiste una sola differenza tra i due marchi di qualità sopra citati. Infatti, per quest’ultimo, è sufficiente che soltanto una delle fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione avvenga in una determinata zona geografica.
Ad esempio, può essere realizzato in una certa zona ma con una materia prima di diversa origine.
Caratteristiche, qualità o reputazione del prodotto, dipendono dall’origine geografica dove viene prodotto ed elaborato seppure, a differenza dei precedenti, non tutte le peculiarità provengono dal territorio dichiarato.
Esistono 130 prodotti fregiati con questo marchio in Italia, tra cui la Mortadella Bologna, l’Aceto Balsamico di Modena e la Bresaola della Valtellina.
Specialità tradizionale garantita
Il marchio STG è nato a tutela le produzioni che non sono prettamente legate ad un’area geografica, ma che sono legate ad una ricetta e ben definiti metodi di produzione tradizionale.
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Regimi di qualità: quale è il loro riconoscimento?
I regimi di qualità regolamentata sono definiti dal Reg CE 1151/2012. Vengono molto apprezzati a livello nazionale e comunitario, gli obiettivi della commissione possono essere approfonditi sul sito della UE.
Questa è una cosa buona, infatti il consumo interno di prodotti, o auto produzione, è molto utile anche per la tuetale ambientale, in quanto, mercati come il kilometro zero o quelli locali, favoriscono l’abbattimento delle emissioni di CO2, dovute ai lunghi tragitti della supply chain.
Ma quale è il loro riconoscimento nei paesi terzi? Ovvero quelli che stanno al di fuori dei confini comunitari? Dobbiamo dire, che questa tipologia di riconoscimento, perde molto del suo ‘fascino’.
Uno delle motivazioni è dovuta al fatto, che tali regolamentazioni, non contemplano i requisiti definiti da GFSI, Global Food Safety Initiative, di sicurezza, qualità e legalità alimentare. Ma si ferma solamente a degli aspetti qualitativi, che sono più da definirsi delle claim.
Purtroppo nel nostro paese, siamo ancora fermi al pensiero, che tutto giri intorno al buono. Che buono sia anche sano. Utilizzando la parola qualità, in modo improprio.
Infatti, la qualità, significa, avere la capacità di rispettare nel tempo dei requisiti definiti. In questo è buono, questo è sano, mangia sempre italiano, è uno slogan, non altro.
Un esempio, è anche quello delle etichette rappresentative a batteria, o nutriscore. La propaganda dice che vogliono sabotarci.
La realtà è che, l’identificazione, serve per dare una linea di dieta sana. C’è chi si arrabbierà, leggendo ciò, ma provate a nutrirvi solo dei famosissimi formaggi, vedrete quanta ‘eccellenza’ alle vostre analisi porteranno.
Nel mondo vitivinicolo, questi marchi sono spesso affiancati dagli standard VIVA ed Equalitas.
Integrazione di un marchio collettivo con uno standard alimentare
Se hai ottenuto dei riconoscimenti sul sistema regolamentato per i tuoi prodotti e vorresti aprorti ai mercati globali dovresti ottenere una certificazione internazionalmente riconosciuta, per dare ‘peso’ alle caratteristiche dei tuoi prodotti.
Sono quattro gli standard alimentari più richiesti sul mercato riconosciuti dal Global Food Safety Initiative (GFSI), e possono fornirti utili strumenti di gestione e tutela dei tuoi prodotti e della tua azienda::
- Certificazione BRC lo standard anglosassone nato dalla grande distribuzione di questi mercati che puoi visionare a questa pagina;
- Certificazione IFS gemello del precedente che nasce dai retail franco tedeschi e che puoi approfondire qui;
- Certificazione FSSC 22000 l’unico standard alimentare che si basa su una norma infatti richiede l’applicazione della norma ISO 22000 ed ISO/TS 22002, che abbiamo trattato in questa pogina;
- Certificazione Global Gap standard che nasce dagli attori della GDO per il settore ortofrutticolo, zootecnico e ittico, unisce i requisiti dei sistemi di gestione per la qualità, assieme alla sostenibilità ambientale e socio ecnomica, ne abbiamo parlato in questa pagina.
I requisiti in comune di questi standard sono:
- Implementazione di un sistema di gestione documentato per la qualità fondamentale per il miglioramento continuo;
- Valutazione e gestione della cultura per la qualità e sicurezza alimentare;
- Valutazione e gestione dei rischi alimentari biologici, chimici, fisici e radioconducibili, secondo i principi HACCP;
- Valutazione e gestione dei requisiti in merito agli allergeni, alla food defense ed alla food fraud.
Integrare, questi requisiti nella tua azienda, sarà un valore aggiunto per la tua azienda e per gli alimenti facenti parte dei consorzi di tutela, proteggendoli sui mercati, standardizzando, i profili organolettici e le peculiarità storico, geografiche, uniche nel mondo.