Che cos’è l’influenza aviaria?

L’influenza aviaria è una malattia altamente contagiosa che colpisce e si diffonde principalmente nel pollame e tra gli uccelli selvatici. Raramente può colpire anche l’uomo.

influenza aviaria

Stormi di uccelli migratori e pollame sono gli animali principalmente colpiti dall’influenza aviaria (AI), una malattia virale altamente contagiosa.

L’epidemia più grave di influenza aviaria registrata nell’UE si è verificata nel 2016-2017: è stata la peggiore per numero di focolai nel pollame, numero di uccelli selvatici morti e diffusione geografica.

L’aviaria è riemersa in Europa minacciando la filiera del pollame. Secondo l’ultimo rapporto sull’HPAI in Europa, tra l’8 dicembre 2020 ed il 23 febbraio 2021, in 25 Paesi UE/SEE e nel Regno Unito sono stati segnalati 1.022 rilevamenti di influenza aviaria ad alta patogenicità, in gran parte nel pollame allevato ed il resto in uccelli selvatici e in cattività.

Seppure non vi siano evidenze scientifiche riguardo alla trasmissione dell’IA all’uomo attraverso il consumo di prodotti di pollame contaminati, è importante seguire le dovute precauzioni nel manipolare carne cruda.

Per prevenire o ridurre i rischi legati alla contaminazione dei cibi, è fondamentale un’attenta igiene in cucina ed una cottura accurata, senza lavare la carne prima della cottura.

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Influenza aviaria: che cosa devi sapere?

L’influenza aviaria è una malattia degli uccelli (in particolare acquatici) causata da virus dell’influenza di tipo A che, in genere, non infettano l’uomo.

Sono stati segnalati casi rari di infezione nell’uomo: la fonte di contagio è il contatto con saliva, muco e feci degli uccelli infetti senza opportune protezioni (guanti, mascherina).

Il rischio di contagio per gli esseri umani resta basso, e riguarda principalmente il personale addetto alla gestione degli allevamenti. Gli uccelli selvatici migratori possono infettare il pollame domestico (tacchini, polli, anatre, oche).

A favorire la diffusione del virus, è il fatto che le barriere geografiche sono ormai cadute: oltretutto, i virus viaggiano non solo tramite gli stormi di uccelli migratori ma attraverso gli spostamenti aerei, i viaggi, il mercato di animali esotici.

Si distinguono due tipi di virus responsabili dell’influenza aviaria in base alla capacità di causare morbilità e mortalità nei polli: ad alta patogenicità (HPAI) ed a bassa patogenicità (LPAI).

Il virus LPAI provoca nel pollame infettato lievi sintomi o nessun sintomo, mentre il virus HPAI può risultare letale. Tuttavia, il virus LPAI può mutare in ceppi altamente patogeni: di conseguenza, i focolai infettivi devono essere tempestivamente controllati e contenuti. In entrambi i casi, il virus può diffondersi velocemente tramite gli stormi dei volatili.

L’influenza aviaria può essere trasmessa dagli animali all’uomo in due modi: dagli uccelli (o ambienti contaminati) o da un organismo che funge da ospite come il maiale.

I sintomi dell’influenza aviaria

L’aviaria si manifesta con i seguenti sintomi: congiuntivite, malattia simil-influenzale, malattia respiratoria grave (come polmonite), patologie multi-organo, talvolta accompagnate da dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, malattie neurologiche (convulsioni, alterazione dello stato mentale).

In base ai sintomi, l’influenza aviaria può essere curata con farmaci antivirali (Oseltamivir, Zanamivir). L’aviaria non si trasmette attraverso il cibo cotto (a temperatura di almeno 74°C).

Soprattutto alle persone più esposte (allevatori, personale dei macelli, veterinari), si consiglia la vaccinazione contro l’influenza stagionale.

Influenza aviaria 2021: la situazione in Italia

Il bollettino dell’Istituto sperimentale delle Venezie aggiornato a novembre riporta 43 focolai ad alta e bassa patogenicità da metà ottobre, quando è stato registrato il primo caso a Ferrara.

Gran parte dei focolai interessano Verona, in particolare i Comuni di Angiari, Ronco all’Adige, Arcole, Nogara, San Bonifacio, Minerbe, Zeio, Isola della Scala, San Martino Buon Albergo, Salizzole, Palù, Cerea, San Pietro di Marubio, Roverchiara, Sorgà, Verona.

Ad Ostia (Roma) è scoppiato un caso in un allevamento di galline ovaiole: si tratta dello stesso ceppo ad alta patogenicità HPAI (H5N1) riscontrato nel Nord Italia. Per le zone colpite, è scattata subito la zona di protezione e sorveglianza con le opportune procedure di pulizia e disinfezione, misure di biosicurezza e i divieti di movimentazione e trasporto tra aziende.

Il Ministero della Salute teme la diffusione del virus verso est (Padova) e verso ovest (Mantova) preannunciando un’estensione delle aree di restrizione per contenere la malattia.

Secondo alcuni addetti ai lavori, questa nuova influenza aviaria risulta più pericolosa rispetto a quella del 2017: in un mese è stato colpito lo stesso numero di capi sacrificati nel 2017 in 6 mesi (circa 3 milioni di volatili).

Sono stati colpiti dall’aviaria complessivamente 2,8 milioni di volatili, in gran parte tacchini da carne, per il resto galline ovaiole e polli da carne.

La minaccia dell’influenza aviaria che compromette la salute di polli, tacchini, anatre ed altre specie selvatiche rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza di intere filiere dell’agroalimentare in Italia e nel mondo.

Influenza aviaria: il ruolo dell’EFSA

L’EFSA ha un ruolo di primo piano nel monitoraggio di contaminazioni come nel caso dell’influenza aviaria.

Nello svolgere le proprie attività scientifiche, scambia informazioni con gli enti nazionali di sicurezza alimentare, la Commissione europea, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che valuta il rischio di infezioni nell’uomo ed il Laboratorio di riferimento dell’UE sull’AI (con sede in Italia, presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie).

In caso di focolai, come è avvenuto nel 2017, le autorità degli Stati membri interessati pubblicano rapporti sulla situazione dell’aviaria in Europa e nel mondo includendo anche le misure di prevenzione e controllo applicate.

Dopo l’epidemia verificatasi nel 2016-2017, gli esperti hanno concluso che mettere in atto misure stringenti di biosicurezza è il sistema più efficace per prevenire contagi negli allevamenti di pollame.

La legislazione dell’Unione Europea ha stabilito specifiche disposizioni per la sorveglianza, controllo ed eliminazione dell’influenza aviaria.

L’EFSA supporta gli Stati membri nell’attività di raccolta dati e sorveglianza; raccoglie pareri scientifici per supportare i gestori del rischio ed aiutarli a prendere le decisioni più adeguate.

Gli esperti valutano il rischio di trasmissione e diffusione dell’aviaria, il rischio che ceppi di LPAI mutino in HPAI; forniscono consulenza in tema di biosicurezza e misure di controllo.

A settembre 2020, EFSA, ECDC e Laboratorio di riferimento per l’UE hanno allertato i Paesi europei invitandoli ad intensificare la sorveglianza e le misure di biosicurezza a seguito di focolai epidemici di aviaria HPAI riscontrati tra il pollame e gli uccelli selvatici nella Russia occidentale e nel Kazakistan.

E’ necessaria una coalizione internazionale. A partire dal 2019, l’OMS, la FAO e l’Organizzazione mondiale della sanità animale hanno prodotto una serie di linee guida per la gestione del rischio di possibili pandemie di carattere zootecnico.

Come puoi prevenire la contaminazione da influenza aviaria?

Ci sono semplici regole che pui seguire come azienda per la prevenzione e la segregazione in caso di influenza aviaria. Vediamone alcune:

  • Gestione dello stato igienico degli allevamenti;
  • Gestione della salute degli addetti;
  • Qualifica dei fornitori dei capi, escludendo quelli a rischio, ed avendo evidenza di presenza del virus;
  • Evitare la possibilità di contatto tra uccelli selvatici, con specie allevate;
  • In caso di malattia, effettuare compartimentazioni ed abbattimenti, atte a delimitare il contagio;
  • In industria alimentare, rispettare i flussi delle merci, sporco pulito, crudo cotto;
  • Gestisci la salute e l’igiene degli addetti;
  • Effettuare formazione delle risorse;
  • Rispettare i piani di sanificazione degli ambienti e delle attrezzature;
  • Rispettare le fasi come cottura, e catena del freddo;
  • Definire un piano analitico;
  • Rimanere aggiornato con le fonti ed i progetti relatici a questo pericolo alimentare.