Le indicazioni fuorvianti sugli alimenti, sono quelle informazioni, come ad esempio la pubblicità ingannevole, che vengono comunicate dalle aziende ai consumatori, per trarli in inganno.
Per esempio, quando viene comunicata tramite grafiche, video, o interviste, una proprietà o caratteristica dell’alimento, che in realtà non è presente, per trarne un vantaggio economico.
Il mercato globale, ed i nuovi mezzi di comunicazione, hanno dato la possibilità a tutte le organizzazioni di potersi promuove senza nessun limite. Spesso ci si affida a dei professionisti, o presunti tali finendo con inserire e comunicare ai consumatori delle indicazioni fuorvianti rispetto agli alimenti prodotti e commercializzati.

L’esempio più eclatante, è il fenomeno denominato italian souding.
Questa altro non è che una pubblicità ingannevole, che non tutela l’organizzazione, e mina la fiducia ai consumatori su gli alimenti offerti al mercato.
Può anche essere definita una vera e propria frode ai consumatori. Una confusione pazzesca tra indicazioni obbligatorie, a slogan commerciali.
Dettati da un principio di comunicazione che in Italia si è fermato da molto tempo. Senza contare, che fornire delle indicazioni non corrette, ai consumatori, così come trarli in inganno, è una attività illecita sanzionabile.
Il mercato dei generi alimentari corre, si evolve e le organizzazioni si ritrovano sempre con la coperta corta….. un battagliare tra esigenze commerciali ed esigenze di rispettare gli obblighi legali.
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Indicazioni fuorvianti sugli alimenti: quali sono?
Quanti di noi che ci occupiamo di sicurezza ed igiene degli alimenti, si sono ritrovati a dover rispondere ai quesiti di clienti in tema di indicazioni obbligatorie e volontarie?
Informazioni da riportare sull’etichetta, e sulle schede tecniche, per rispondere ai requisiti obbligatori della normativa orizzontale del Reg CE 1169 o delle normative verticali di settore.
Molto spesso riscontriamo, nelle attività di consulenza e verifica, che le diciture riportate sulle etichette degli alimenti prodotti dall’organizzazione, anche se conformi ai requisiti applicabili al proprio contesto, riportano delle diciture volontarie più in linea con del materiale pubblicitario.
Indicazioni che frequentemente hanno solamente il risultato di essere indicazioni fuorvianti sugli alimenti atte a confondere i consumatori durante l’acquisto.
Facciamo qualche esempio: riportare sulla grafica o nel nome commerciale dell’alimento delle materie prime che in realtà non sono presenti. Identificare delle claims salutistiche non riconosciute. Un classico esempio che possiamo citare, sono i salumi definiti senza conservanti, ma viene riportato il sale!
Pubblicità ingannevole: che cosa è?
La pubblicità ingannevole, è quel processo atto a comunicare un messaggio falso o distorto, atto a ingannare il consumatore. Iniziamo con il definire in concetto di qualità che spesso viene identificato con bontà mentre, riguarda la capacità di produrre e standardizzare un certo prodotto secondo dei requisiti definiti.
Ovvio, se l’alimento in questo caso ha dei parametri molto alti per proprietà organolettiche, o altro, sarà anche buonissimo, ma non è detto, anzi, che un alimento economico, invece non risponda ai principi della qualità definiti. In quanto i concetti di qualità sono nel saper rispettare gli standard definiti, nel tempo.
Facciamo un esempio su quelle che secondo noi sono le criticità della comunicazione odierna che possano portare a indicazioni fuorvianti sugli alimenti:
Perché voler fare delle pubblicità che hanno un taglio tecnico, che se analizzate sono piene di lacune e contraddizioni? Siamo diventati un paese così ignorante?
Se vediamo una pubblicità od un programma estero, girato nelle aziende produttrici di alimenti, durante le visite nei laboratori, tutte le persone partecipanti sono coerentemente vestite per proteggere gli alimenti da possibili contaminazioni.
Questo per comunicare il livello di cultura per la sicurezza alimentare dell’organizzazione ed il rispetto dei requisiti per la sicurezza alimentare, o per la protezione e difesa del prodotto.
Pubblicità ingannevole: Italia comunicazione per ciechi
In Italia che cosa succede? Tutta una tiritera che siamo i numeri uno in tutto e facciamo spot di pastifici, aziende di sughi con i capelli al vento, orecchini, indumenti con le tasche, tacchi, alla faccia delle norme igieniche comportamentali di base.
In barba a tutti i requisiti che un’organizzazione deve rispettare dentro un sistema di gestione per la sicurezza alimentare certificato. E soprattutto complimenti a chi ha girato quegli spot, si capisce subito che ne sa, l’importante è dire 100% Italiano!!!
Abbiamo passato un decennio dove il mood era relativo alla filiera 100% italiana. Adesso? Già adesso, c’è la parolina sostebile. Adesso tutto è sostenibile! Hahahaha
Perché, invece le organizzazioni, o chi per loro, non analizzano e comunicano i punti di forza dei prodotti o dell’azienda? Basterebbe prendere in mano l’analisi del contesto di un’organizzazione e ci sarebbe da comunicare per anni.
La politica, il rispetto dei requisiti applicabili e le loro performance, la tracciabilità, sostenibilità dei prodotti. I sistemi di gestione che applica l’organizzazione. L’impegno per la difesa del prodotto e la prevenzione alle frodi, ecc. Ma è difficile e c’è da lavorare, meglio una bella pubblicità ingannevole.
E’ più facile studiare uno slogan, e nove volte su dieci definire delle diciture frega frega, poi ci lamentiamo dell’italian soundding, fornendo ai consumatori indicazioni fuorvianti sugli alimenti e pubblicità ingannevoli.
Nell’epoca dove la competenza sia un’eresia, e che un’idea, raccattando soldi di altri ti possa aprire vie commerciali vediamo quotidianamente delle bolle di sapone, business per il business, che lasciano profonde ferite nei territori, danni culturali e sociali con perdita di fiducia nei consumatori e nel tessuto sociale.
Le modalità ed i requisiti sono definiti nella Direttiva Comunitaria 123/06.
Indicazioni fuorvianti: i bollini magici alimentari
Un altro aspetto interessante è quello, a quello che noi definiamo come ‘bollino magico’. Quantità di indicazioni fuorvianti sugli alimenti, come per esempio le indicazioni di origine litigate tra i comuni, delle filiere allargate. Che spesso sono la risposta a chi, Italiano, froda i mercati, nascondendosi dietro alla fantomatica leggenda che tutti ci rubano, ci copiano, e ci copiano perché vorremmo dare regole noi al mondo commerciale, ma vorremmo, anche, che nessuno debba controllare. Alcuni esempi di indicazioni fuorvianti sugli alimenti e pubblicità fuorvianti? Eccole
- Farina 100% Italiana perché la nave che la portava in Italia era battente bandiera Italiana;
- Olive che diventano Italiane dopo 24 ore sbarcate dai traghetti Greci, latte, carni….
Personalmente ormai quando sento nella stessa frase le parole cultura, eccellenze, unicità, e territorio…. mi puzza…
Ce ne sarebbero tante di performance da comunicare, in ambito alimentare, salute e sicurezza, sociale. Perché non trattare, in un momento in cui gli impatti ambientali dovrebbero essere presi di petto, tematiche come il biologico, biodinamico, filiera, carbon water foot, le culture idroponiche , le performance ambientali o gli impatti del packaging utilizzato.
Ce ne fosse una di queste aziende che spingesse dandone comunicazione alle parti interessate. Mettendo in atto dei bei piani di comunicazione.
Come per la moda del momento sulla sostenibilità. O sui prodotti certificati Vegan, Gluten free, dove spesso, dando un’occhiata agli ingredienti e nelle indicazioni obbligatorie, si può leggere può contenere tracce di uova e latte, per i vegan, o può contenere tracce di glutine per i prodotti gluten free.
Indicazioni e pubblicità ingannevole sugli alimenti, frasi furbe non più utilizzabili, e quindi pubblicità ingannevoli per attirare target di mercato.
Slogan di ogni tipo, non curanti del consumatore Vegano e o Celiaco, intollerante ad alcuni alimenti per lui talune volte anche mortali. Indicazioni che non tutelano l’OSA e che sfociano in sanzioni ed in procedimenti di richiamo dei prodotti. Anche nei confronti del vantaggio economico che ne deriva.
Troppo commercio e poca qualità = pubblicità ingannevole
Crediamo, che mai come in questo momento, la parte commerciale, spinta anche dai nuovi linguaggi, sia andata un po’ troppo oltre, e che le aziende debbano, definire un contesto che le tuteli, tramite, anche le giuste indicazioni a loro tutela, ed obbligatorie per i consumatori, e non indicazioni fuorvianti sugli alimenti.
Le organizzazioni, è ovvio che abbiano l’obiettivo di accrescere il loro fatturato, ma utilizzando tecniche scorrette nel tempo, andranno nella direzione opposta. Molte per esempio sono le organizzazioni multate pesantemente dal mercato americano per indicazioni fuorvianti sugli alimenti e pubblicità ingannevoli.
Facciamo qualche esempio. In caso di presenza di:
- Sistema di questione qualità ISO 9001;
- Sistema di gestione ambiente ISO 14001, ISO 50001, EMAS;
- Sistemi di certificazione alimentare come la norma ISO 22000 ed ISO 22005;
- Standard di certificazione alimentare FSSC 22000, IFS, BRC e Global Gap;
- Certificazioni di prodotto vari.
Le organizzazioni dovrebbero limitarsi a comunicare solamente le caratteristiche o attestazioni delle quali hanno evidenza documentata.