Gli alimenti a km 0, sono quei prodotti appartenenti ad una filiera corta, che vengono coltivati, o allevati, trasformati, venduti e consumati in un territorio ristretto.
Questa tipologia di alimenti in genere viene rappresentata da prodotti appartenenti al settore primario, come per esempio frutta, verdura, formaggi, carni, miele ecc.
Gli alimenti a Km zero, sono molto importanti. In genere taluni rappresentano scelte alimentari che provengono dalla tradizione. Come i prodotti coperti da marchi e denominazioni collettive.
I benefici di questi alimenti sono a 360 gradi. Mantenimento della cultura alimentare locale, sostenibilità economica locale, in quanto questa tipologia di alimenti, non attraverserà le catene della grande distribuzione, portando ricchezza alle aziende locali.
Creando una microeconomia locale in ottica di sovranità alimentare.
Per la stessa motivazione, saranno mantenute anche le qualità organolettiche dei prodotti, che non dovranno subire trasporti da diverse località, stoccaggi, e stazionamenti in cella.
Un altro aspetto rispettato per questi prodotti sarà la stagionalità dei prodotti. Interessante è anche il coinvolgimento per la sostenibilità ambientale, meno impiego di trasporti, favorirà la diminuzione delle emissioni dei mezzi. Anche questo un piccolo passo per la transizione ecologica e l’impegno per contrastare il cambio climatico.
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Alimenti a Km 0: perché sono importanti?
La scelta di alimenti a km 0 è una svolta green, sostenibile, che aiuta l’ambiente e la nostra salute. Si tratta di prodotti a filiera corta, locali, venduti o somministrati nelle vicinanze del luogo di produzione. Che saranno sostenuti anche dai progetti inseriti nel PNRR, Piano Nazionale di Rispesa e Resilienza.
Sono più freschi, genuini ed economici perché si abbattono le spese di trasporto e distribuzione, degli intermediari commerciali, del carico/scarico.
Grazie all’assenza di passaggi garantiscono più freschezza e stagionalità (frutta e verdura appena raccolti vengono subito vendute senza bisogno di pensare a sistemi di conservazione per il trasporto), la valorizzazione dei prodotti locali tipici.
Si riscoprono le tradizioni gastronomiche ed il legame con il territorio. Il contatto tra agricoltori/allevatori e consumatori è praticamente diretto: i produttori possono organizzare farmer markets (mercati locali) oppure permettere ai clienti di accedere in azienda per i loro acquisti. Scopriamo tutti i vantaggi dei prodotti a chilometro zero.
Secondo la Coldiretti, gli acquisti a Km zero, hanno anche un importante ruolo per la sostenibilità alimentare, infatti grazie all’acquisto di questi prodotti è stato valutata una diminuzione degli sprechi alimentari del 60%.
Che cosa significa alimenti a km 0: origine del nome
Il termine chilometro zero nel campo agroalimentare è stato usato inizialmente nel periodo compreso tra il 2004 e il 2007. Sta a indicare l’emancipazione dalla catena della grande distribuzione grazie a canali di acquisto sostenibili.
Il prodotto percorre zero km per raggiungere il consumatore: questo termine suggerisce la riscoperta e salvaguardia dei prodotti locali, dei sapori tradizionali, del legame col territorio e del contatto diretto tra produttori locali e consumatori.
Scegliendo cibi da acquistare nella zona dove vengono prodotti, la filiera produttiva si azzera e non servono più intermediari tra produttore e consumatore.
In antitesi alla filiera lunga della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) caratterizzata da molti passaggi (grossista, piattaforma, negozio al dettaglio), la filiera corta si traduce in acquisto diretto tra produttore e consumatore.
Gli alimenti a km 0 sono principalmente verdura, frutta, latte, uova, legumi, vino, carne, cereali, seppure col passare degli anni i generi alimentari si stiano ampliando.
Perché conviene scegliere alimenti a km 0: vantaggi dei prodotti a filiera corta?
Rispetto ai mercati legati alla grande distribuzione (caratterizzati da maggior spreco e costi), gli alimenti a km 0 presentano diversi vantaggi:
- Essendo prodotti locali, sempre freschi e di stagione, non si corre il rischio di portare a tavola prodotti coltivati in Paesi esteri dove i controlli di qualità sono scarsi;
- Si riducono l’inquinamento e gli sprechi per riduzione degli spostamenti, dell’uso dei carburanti e delle emissioni, minor utilizzo di imballaggi, sistemi di confezionamento e di conservazione;
- Abbattimento dei costi dovuti a spedizioni/carburanti e di intermediari tra produttori e consumatori che, nel caso dei prodotti a filiera corta non servono;
- Valorizzazione del territorio e della tradizione (sapori e gusti tipici degli alimenti tradizionali locali) e filo diretto con i produttori con possibilità di visitare e controllare le aziende.
Commercialmente le filiere corte, stanno interessando anche molti produttori, che han dovuto mutare le loro politiche a seguiti dei grandi cambiamenti del mercato globale, ad esempio quello conseguente alla Brexit.
Dove acquistare prodotti a km zero
Il successo degli alimenti a km 0 ha risvegliato l’interesse verso l’agricoltura sociale e relativi progetti.
Questa filosofia dell’acquisto di prodotti locali ha favorito comportamenti più etici e sostenibili e non è sfuggita a brand della grande distribuzione tanto che, in molti supermercati, non mancano angoli ecologici a km 0.
Diverse Regioni italiane aderiscono alle proposte da parte della Coldiretti di promuovere mercatini a km 0 (farmer market), punti vendita diretti (aperti direttamente in azienda dagli imprenditori agricoli) e di invogliare i GAS (Gruppi di Acquisto Solidali) ad aggregarsi per ordinare direttamente al produttore i cibi locali instaurando rapporti di fiducia e sostegno reciproco.
La gamma dei prodotti a filiera corta solidale non può essere varia come quella dei supermercati perché si limita alla territorialità ma si tratta di alimenti freschissimi, tradizionali, genuini, di stagione, di grande valore nutrizionale.
Acquistare prodotti a km zero significa, da una parte, sostenere i produttori agroalimentari locali e, dall’altra, risparmiare portando in tavola alimenti sani e di qualità.
Filiera corta ed azienda: quali sono i comportamenti da tenere?
Come sempre non è tutto oro quello che luccica. Ci può essere sempre un furbetto, che vede un’opportunità, o un vantaggio economico, dietro ad un buon progetto. Sono infatti avvenute varie frodi alimentari in questo senso.
Sedicenti imprenditori che spacciavano per prodotti provenienti da una filiera corta, prodotti dei quali non si aveva neppure una chiara provenienza. Come si può proteggere il consumatore, ed un’azienda che voglia utilizzare questi prodotti?
Come sempre effettuando una valutazione delle materie prime ed una correlata qualifica del fornitore. Possibilmente se possibile, selezionare quei fornitori che siano in possesso di certificazioni alimentari.
Per esempio in ambito primario, della certificazione Global Gap, filiera, o della certificazione biologica. Per i consumatori, invece imparare a leggere le etichette, o avere conoscenza della provenienza dei prodotti, se si frequentano dei mercatini.
Talvolta, per le aziende di trasformazione questo non è sempre semplice. Difatti, standard alimentari come la certificazione BRC ed IFS, con contemplano i settori primari nei loro scopi.
Ma, un’organizzazione, dovrà definire, le corrette modalità per assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza, qualità e legalità dei prodotti, così come la salute ai propri consumatori.
Per esempio, im ambito di frangitura olearia, valutando che per le olive destinate alla produzione di olio extra vergine di oliva, i pericoli più importanti sono rappresentati dalle sostanze fitosanitarie e dalle frodi, avere evidenze analitiche in merito, all’accettazione delle olive, e verificare registri e bilanci di massa per le quantità.