La PEF acronimo di Product Environmental Footprint è una metodologia di valutazione del ciclo di vita, utilizzata per la quantificazione degli impatti ambientali di beni e servizi, dalla loro progettazione, fino allo smaltimento.
Questo approccio delinea un percorso comune che deve essere effettuato in tutte le fasi della filiera, compresa la catena di approvvigionamento. Necessario per effettuare gli appropriati calcoli delle valutazioni e prestazioni ambientali dei beni e servizi aziendali.
Si potrebbe pensare che la metodologia PEF, sia in poche parole la stessa definita dallo standard LCA, Life Cycle Assessment, che abbiamo trattato in questa pagina. Ma anche se le due metodologie sono molto simili, ci c’è una differenza sostanziale.
Entrambe le metodologie si basano su dati scientifici rispetto a gli impatti ambientali durante l’intero ciclo di vita dei beni e servizi aziendali. Immissioni ed emissioni nelle acque, aria, suolo, lo sfruttamento e l’esaurimento delle risorse.
Lo studio per la Product Environmental Footprint si basa su delle regole ben definite, ed armonizzate, di categoria dalla Commissione Europea, quindi saranno più comparabili e più adatte per il benchmarking di prodotti e/o servizi rispetto alle precedenti LCA, che sono delle regole definite dall’organizzazione.
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Perché è importante valutare la PEF?
Effettuare una valutazione sulla Product Environmental Footprint, in primis, sarà fondamentale per ottenere la quantificazione degli impatti dei tuoi prodotti e servizi.
Partecipare quindi al processo fondamentale oggi giorno di transizione ecologica, sostenuto anche da fondi strutturali a sostegno.
Infatti da questa raccolta di dati, potrai adottare attività di mitigazione, rivedendo anche i tuoi processi. Coinvolgendo e sensibilizzando anche la catena di approvvigionamento.
Un qualcosa che va oltre ad uno studio singolo di LCA, oppure rispetto al riconoscimento di qualità ecologica Ecolabel.
Perché un’azienda dovrà essere sempre più interessata al suo impatto ed a quello dei suoi beni e servizi, per il bene sociale di ciò che la circonda, e per rispondere alle richieste dei mercati.
Essendo una metodologia sviluppata dalla Commissione Europea attraverso un’ampia cooperazione, definita fase pilota, lo studio PEF prenderà in considerazione gli impatti ambientali più significativi per categorie di prodotto su 16 punto focus di impatto ambientale.
È stata rilasciata una guida PEF presente nell’allegato II della raccomandazione della Commissione.
La guida descrive il metodo e le regole applicabili alla definizione degli impatti ambientali del ciclo di vita di un prodotto. Fornisce indicazioni su come calcolare l’impronta ambientale di prodotto secondo questa metodologia.
Nella guida sono anche riportate le PEFCR, Product Environmental Footprint Category Rules, che sono state definite durante la fase pilota, e che vengono utilizzate per lo sviluppo di ulteriori regole specifiche per categoria di prodotto.
Lo scopo di questi studi, è quello di ridurre le tempiste e gli oneri economici e di impegno legati al completamento di uno studio sulla PEF.
Allo stato attuale sono stati pubblicati 17 categorie di prodotti PEFCR, inerenti a prodotti alimentari, IT, attrezzature, pannelli fotovoltaici, batterie ricaricabili, vestiario, detersivi, pelletteria, lamiere e tubature utilizzate per la gestione delle acque.
Product Environmental Footprint Category Rules: che cosa sono?
PEFRC, acronimo di Product Environmental Footprint Category Rules, sono le categorie dell’impronta ambientale del prodotto validate dal comitato tecnico della commissione.
L’obiettivo principale di una PEFCR è definire un insieme coerente e specifico di regole ed informazioni ambientali per la valutazione degli impatti dei prodotti appartenenti alla categoria di prodotti in oggetto.
Così da definire delle regole comuni per la categoria, velocizzando il processo di valutazione, e di conseguenza di adozione di attività per ridurne gli impatti.
Oltre che aver definito nella fase pilota lo studio che ha portato alla definizione dei PEFCR, la guida fornisce anche le modalità di creazione di nuove categorie di prodotto. Alla base di tutto c’è la trasparenza e l’armonizzazione di regole ed attività per migliorare gli impatti ambientali dei prodotti.
Product Environmental Footprint: i requisiti
Gli studi PEF utilizzano i principi della valutazione del ciclo di vita secondo la norma ISO 14044, fondamentale per la definizione degli obiettivi, e dei confini del sistema, per poter programmare un lavoro coerente rispetto all’organizzazione, ai suoi professi, servizi e prodotti.
Il processo di nascita di questo sistema comunitario, non è stato quello che viene comunemente utilizzato per norme e standard di certificazione ambientale. Trova, a livello nazionale, similitudini nello schema Made in Italy Green, e nei sistemi di qualità nazionale, che utilizzano questa metodologia, per la valutazione del pilastro ambientale.
Nella fase pilota, che è andata dal 2013 al 2016 sono stati definiti tre obiettivi principali:
- Testare il processo per lo sviluppo di regole specifiche per prodotto e settore;
- Testare diversi approcci alla verifica;
- Testare i veicoli di comunicazione per comunicare le prestazioni ambientali del ciclo di vita a partner commerciali, consumatori e altri stakeholder dell’azienda.
Questo processo è stato testato da gruppi di segretariati tecnici, che si sono offerti volontari per sviluppare le regole per il loro prodotto o settore.
Le categorie ad oggi approvate, come prassi di riferimento, sono visionabili a questo indirizzo. In caso non vi fosse una prassi riconosciuta, dovrà essere iniziato uno studio principale da presentare alla commissione per essere approvato.
Ogni organizzazione dovrà definire l’impronta ambientale del prodotto/servizio, valutandolo secondo 16 EF Impact category, raccogliendo dati lungo tutta la filiera, quindi comprendendo la catena di approvvigionamento:
- Cambiamento climatico;
- Impoverimento dell’ozono;
- Ecotossicità per le acque dolci acquatiche;
- Tossicità umana, effetti sostanze cancerogene;
- Tossicità per l’uomo, effetti non cancerogeni;
- Particolato;
- Radiazioni ionizzanti, effetti sulla salute umana;
- Formazione di ozono fotochimico;
- Acidificazione;
- Eutrofizzazione, terrestre;
- Eutrofizzazione, acqua dolce;
- Eutrofizzazione, marina;
- Sfruttamento del suolo;
- Esaurimento delle risorse, acqua;
- Esaurimento delle risorse, minerale e dei metalli;
- Esaurimento delle risorse, fossili.
Come abbiamo visto, l’utilizzo di una metodologia comune per lo studio della PEF, permette di avere una comparazione coerente tra varie organizzazioni, e così ridurre tempistiche ed oneri di valutazione, oltre che trasparenza aziendale. Comparazione possibile solamente utilizzando delle PEFCR regolamentate.
I requisiti della metodologia possono essere applicati in tre possibili situazioni:
- Per gli studi inerenti a prodotti che non rientrano nell’ambito di un PEFCR validato;
- Per studi inerenti a prodotti che rientrano nell’ambito di un PEFCR validato;
- Per lo sviluppo di un nuovo PEFCR.
Le fasi definite dallo studio possono essere riassunte come segue:
- Definizione dell’obiettivo. Nella fase vengono definiti gli obiettivi dello studio, vale a dire l’applicazione prevista, le ragioni per lo svolgimento dello studio;
- Definizione dell’ambito. L’identificazione del confine del sistema, la selezione di ulteriori informazioni ambientali e tecnici, i principali presupposti e limiti;
- Raccolta dei dati sul ciclo di vita. La fase prevede la raccolta dei dati e la procedura di calcolo per la quantificazione degli input e degli output del sistema studiato. Gli input e gli output riguardano energia, materie prime e altri input fisici, prodotti sottoprodotti e rifiuti, emissioni nell’aria/acqua/suolo. I dati raccolti dovranno riguardare processi in primo piano e processi secondari;
- Valutazione d’impatto. Nella fase di valutazione dell’impatto, i risultati scaturiti dalla raccolta dei dati sono associati a categorie e indicatori d’impatto ambientale. Ciò avviene attraverso i metodi LCA, che prima classificano le emissioni in categorie d’impatto e poi le caratterizzano in unità comuni;
- Interpretazione dei dati. Nella fase di interpretazione, i risultati ottenuti vengono interpretati in base all’obiettivo e allo scopo dichiarati. In questa fase vengono individuate le categorie d’impatto più rilevanti, le fasi del ciclo di vita, i processi ei flussi. Sulla base dei risultati analitici si possono trarre conclusioni e raccomandazioni di intervento.
Alla fine del processo verrà effettuata una valutazione da parte di un organismo di certificazione che valuterà le attività rilasciando la certificazione PEF, o attività da effettuare per il proprio rilascio. Attività di audit che verrà ripetuta a cadenza annuale.
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- Valutazione iniziale e definizione degli obiettivi e del contesto;
- Raccolta dei dati;
- Effettuare valutazione d’impatto;
- Definizione degli obiettivi per il miglioramento delle performance;
- Implementare i requisiti della Product Environmental Footprint anche implementati con altri standard di natura ambientale, ed alimentare;
- Effettuare formazione alle risorse;
- Effettuare audit interni e presso la catena di fornitura;
- Assisterti nel processo di certificazione.
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