La transizione ecologica è quel processo di innovazione tecnologica e rivoluzione ambientale, che favorirà economie, che non tengono conto solo dei profitti economici, ma anche del rispetto della sostenibilità ambientale. La misura era colma. Effetto serra, plastiche, innalzamento delle temperature e catastrofi derivanti da esse. Impoverimento delle risorse, ecc.

Ma non c’è mai stata una vera intenzione di cambiare lo stato dei fatti. Finalmente anche la politica, invece che impattare sulla vita delle organizzazioni, alle quali non ha dato pace, si produrrà in un impegno serio.
L’agenda per la sostenibilità 2030 dell’ONU, il COP 26, definiscono un impegno politico, che in Italia, grazie al Ministero della Transizione Ecologica è stato inserito nel PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
In non aver considerato realmente questi fattori ha portato il mondo dove è adesso. Innalzamento delle temperature, ingestibilità dei rifiuti, scarsa efficienza delle aziende ed insufficiente gestione delle risorse naturali ed energetiche.
Tutto che ha arrecato un danno dell’ecosistema e danneggiando in modo irreparabile la biodiversità.
Finalmente, non solo, si parla eticamente di sostenibilità ambientale. O di punire chi inquina di più. Ma si vede nella transizione ecologica anche un’opportunità di progresso ed economica.
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Ministero della Transizione ecologica: perché è importante?
Giungere finalmente ad una transizione ecologica, forse, sarà l’ultima opportunità di fare qualcosa per il nostro bel paese. Aprirà nuove strade.
Speriamo che siano gestite queste strade. E che non terminino nel solito raggiungimento del bollino inutile ed assurdo. Alla base di tutto c’è ci deve essere realmente un pensiero di economia circolare. Ottimizzare le produzioni dal punto di vista ambientale, promuovendo l’economia circolare.
Fonti di energia rinnovabili, una politica di riciclo e riuso reale. Investire in nuove tecnologie per creare lavoro non a discapito dell’ambiente. Basti pensare che a livello energetico quanto sia poco sfruttato il fotovoltaico, e l’eolico. O quanto nelle aziende si sia perduto il recupero dell’energia utilizzata.
La transizione non interessa solamente le organizzazioni dell’industria considerati impattanti. Ma, per esempio anche l’impegno delle organizzazioni della filiera agroalimentare saranno importanti.
Un esempio, che possiamo citare, è la rivoluzione ambientale nell’utilizzo dei materiali classici per il confezionamento, i moca. Che stanno vivendo un passaggio nei confronti dell’utilizzo di packaging sostenibile.
Sensibilizzazione ambientale dei consumatori, definizioni di simboli per favorire la raccolta differenziata, plastic tax, divieto di vendita di materiali monouso. Come la valorizzazione delle supply chain sui biocarburanti, o le ultime normative che introducono i requisiti per la commercializzazione degli insetti edibili, a favore della sostenibilità alimentare.
La diffusione del mobility manager, aziendale e territoriale per il miglioramento della mobilità sostenibile. Sono solamente alcune delle attività atte alla protezione ambientale.
Rivoluzione ambientale: perché sono importanti le aziende?
Non ci vuole molto per comprendere le motivazioni per le quali le aziende saranno molto importanti. Non solo perché, queste ultime sono considerate come le maggiori colpevoli dello stato attuale. Ma anche quelle che avranno la capacità di ricerca e sviluppo, e come risorse economiche, per promuovere la transizione verso la sostenibilità.
La transizione ecologica avrà una doppia valenza. Quella di valutare, rivedere e migliorare i propri processi, con una nuova visione ecologica, magari integrando i progetti di industria 4.0 e robotica, a sostegno dell’ambiente, e scoprire nuove opportunità di guadagno.
Opportunità nate da una visione di economia circolare. Facciamone alcuni esempi: scarti alimentari che possono diventare sfarinati e mangimi, e divenire così da ‘rifiuto’ a materia prima di altre filiere. Gli scarti del settore agrumi, divenire fibre vegetali per l’industria della moda. Si potrebbe continuare per ore.
Non a caso gli esempi sono del settore alimentare. Perché per la prima volta, ci si è resi conto dell’impatto che ha la filiera ‘intensiva’ sull’ambiente. Ma perché non era mai stata considerata questa opportunità? Molte realtà operavano già così, in verità. Ma i fondi a disposizione del PNRR saranno fondamentali per innescare questo processo di miglioramento ambientale.
Gli standard alimentari, per esempio, come quello per la certificazione BRC ed IFS prendevano già in considerazione aspetti ambientali, lo spreco, il sottoprodotto, così come la norma ISO 22000 ed FSSC 22000 grazie al requisito della valutazione del contesto dell’organizzazione.
Partecipare alla Transizione ecologica con la tua azienda
Alla base di una transizione ecologica aziendale ci deve essere una valutazione degli impatti e dei consumi. Ed è lì che lo stato deve venire in aiuto. Formando risorse per le organizzazioni che intendono attuare azioni per mutare i propri processi con una visione di minor impatto ambientale.
Partendo dall’utilizzo delle energie, che dovrebbero essere rinnovabili, delle materie prime sostenibili, dei materiali il meno impattanti per l’ambiente. Per le organizzazioni ci sono tutta una serie di strumenti che fino ad adesso erano lasciati alla politica etica aziendale. Vediamo quali norme di certificazione ambientale che possono essere aiuto nel processo di transizione ecologica:
- Sistema di gestione ambiente ISO 14001. Il sistema che getta una base di analisi sugli impatti dell’organizzazione. Per l’attuazione di valutazione e politiche degli obbiettivi di miglioramento aziendale;
- Dichiarazione EMAS. La dichiarazione Eco Management and Audit Scheme in riferimento al Regolamento UE 2017/1505 oltre i requisiti richiesti della norma ISO 14001;
- Sistema di gestione energia ISO 50001. Un sistema di gestione per valutare l’impatto energetico e definire azioni per il miglioramento delle performance;
- Carbon Foot Print. La valutazione del ciclo del carbonio. Fondamentale per le organizzazioni che vogliono contribuire all’impatto dell’effetto serra. Per abbattimento degli impatti e per comportamenti in direzione dei carbon neutral;
- Water Foot Print. Simile allo standard visto sopra ma con un focus sulle risorse idriche;
- Life Cycle Assessment. La valutazione e lo studio degli impatti di prodotti e servizi dalla loro progettazione fino al rifiuto;
- Ecolabel. Il marchio della qualità ecologica per prodotti e servizi, definito dai requisiti del Regolamento UE 2010/66.
Anche la pubblica amministrazione è sempre più sensibilizzata nei confronti di questa rivoluzione ambientale. Il codice degli appalti, per esempio, richiede, alle aziende che partecipano alle gare di appalto, o certificazioni ambientali, come quelle viste sopra, o la presenza dei CAM, criteri minimi ambientali.
La transizione ecologica deve partire dalle persone. Perché le persone, i consumatori sono quelli che effettuano richieste ed acquisti. Imparare a riconoscere ed acquistare quei prodotti, che vengono creati o servizi erogati in modo sostenibile. Ma non solo.
Con questo non diciamo che basta essere certificati secondo queste norme per dare evidenza del proprio impegno della transizione ecologica, ma crediamo, e speriamo, che questa innovazione passi da questi principi. Evidenze e non solo chiacchiere e fantasie.
Transizione ecologica: che cosa posso fare come persona?
Transizione ecologica significa anche avere una gestione oculata dell’energia, dei mezzi di trasporto e di una politica di gestione ambientale personale più coerente. La lotta agli sprechi è molto importante, così come l’utilizzo di combustibili sostenibili.
Come quello di prediligere comportamenti sostenibili negli acquisti e nella vita di tutti i giorni. Come la gestione dei rifiuti, della plastica e della lotta agli inutili eccessi.
Sarà quindi molto importante avere dei comportanti ‘giusti’, tra i quali, ci sentiamo di consigliare di scegliere i propri acquisti valutando l’impegno ambientale delle organizzazioni che producono beni e servizi.