L’ossido di etilene, regolato dal Reg (CE) 396/2005, è un disinfettante gassoso impiegato per prevenire muffe e patogeni e prevenire le infestazioni.
Come pesticida è vietato nell’UE dal 1991, come biocida dal 2011; tuttavia, viene ancora utilizzato nell’industria alimentare di altri Paesi nel mondo per disinfettare e sterilizzare cibi, per decontaminare silos e magazzini dove si conservano gli alimenti prima di entrare nel ciclo produttivo.
Questo composto organico semplice ottenuto dall’ossidazione dell’etilene è molto efficace per l’eliminazione delle muffe, batteri, insetti, funghi: viene perciò usato in campo alimentare come sterilizzante.
Soprattutto dai produttori di materie prime che si trovano in paesi di sviluppo, o dove le condizioni igieniche non sono equiparabili a quelle europee.
E’ tossico: un dosaggio elevato e costante può risultare cancerogeno.
Stando agli ultimi dati in Italia sono stati richiamati dal mercato più di 200 prodotti contenenti ossido di etilene oltre i limiti consentiti dalla vigente normativa, 0,05 mg/kg, a causa della sua alta presenza nei semi di sesamo e nella farina di carrube.
Il Regolamento UE 396/2005 riporta un lunghissimo e dettagliato elenco dei valori massimi di ossido di etilene riferiti ai diversi tipi di alimenti.
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Ossido di etilene: importante controllare le allerte
La nuova allerta europea legata all’ossido di etilene (EtO) negli alimenti è iniziata a settembre dello scorso anno. Controlli e ritiri hanno riguardato, in particolare, residui di ossido di etilene nei semi di sesamo provenienti dall’India.
Che han aggredito la gran parte dei produttori di prodotti da forno.
In seguito, molti Stati membri hanno esteso il monitoraggio a prodotti diversi dai semi di sesamo e provenienti da altri Paesi. Un esempio ne sono i gelati richiamati in Spagna contenenti farina di carrube contaminata, utilizzata per la produzione del gelato.
Nella lista nera sono finiti oltre 7mila prodotti con valori di ossido di etilene fuori limite massimo prontamente ritirati dal mercato, in particolare gelati contenenti due stabilizzanti largamente usati nei prodotti alimentari (E410 – farina di semi di carrube, E412 – gomma di guar).
L’allerta è globale: anche in Italia, da fine luglio 2021, vengono costantemente ritirati prodotti contaminati dagli scaffali (pasta, integratori, fette biscottate, yogurt, gelati, sughi pronti, burger e cotolette vegetali, latte, panna, spezie, ecc.).
Il Sistema di Allerta Rapido del Ministero della Salute, RASFF, ha pubblicato sul suo sito web intere pagine contenenti centinaia di prodotti, in continuo aggiornamento, quasi tutti a base vegetale, alternativi al cibo di derivazione animale.
La contaminazione avrebbe origine proprio da lotti di semi di sesamo provenienti dall’India e dalla farina di carrube proveniente dalla Turchia.
Perché l’ossido di etilene è pericoloso?
Perché l’ossido di etilene è un pericolo per la salute?
Diversi studi hanno dimostrato che l’ossido di etilene in forma di gas può essere dannoso per la salute: la tossicità in forma aerea presenta vari livelli di pericolosità in base al tipo di esposizione al gas.
E’ altamente solubile in acqua e diluibile nel sangue. Si rischia maggiormente quando si è esposti per un lungo periodo all’ossido di etilene per via aerea (pensiamo agli operai che lavorano giornalmente a contatto col gas).
In termini di consumo frequente e prolungato di cibo contenente ossido di etilene, alcuni studi hanno riportato la presenza di tumori nello stomaco. Altri studi hanno dimostrato la sua mutagenicità: se assunto in elevate quantità, può causare alterazioni genetiche ereditarie.
Nel 1994 lo IARC ha classificato l’EtO come agente cancerogeno e mutageno per l’uomo. Il Regolamento di attuazione europeo del 22 ottobre 2020 lo definisce cancerogeno (categoria 1B), mutageno (categoria 1B) e tossico per la riproduzione (categoria 1B).
Ed allora perché viene utilizzato? Semplice. La motivazione è ovviamente economica. Materie prime provenienti da paesi dove le condizioni igieniche, o la logistica, non permette di assicurare la sicurezza del prodotto e la salute del consumatore, si utilizza questo sistema per prevenire contaminazioni.
Limitando così gli sprechi dovuti all’eliminazione delle materie prime contaminate, al mancato guadagno ed alla salute dei consumatori. Per esempio, viene utilizzato nelle stive delle navi durante i lunghi viaggi, per scongiurare prolificazioni o infestazioni di talune materie prime vegetali.
Sesamo e farina di carrube: dove possiamo trovarli?
E’ impossibile stilare una lista completa di alimenti a rischio contaminazione da ossido di etilene. Se per quanto riguarda il sesamo rilulti essere più semplice, per quanto riguarda la farina di carrube è stato un disastro.
Un buon punto di partenza è dato dai due additivi E410 (farina di semi di carrube) e E412 (gomma di guar) indicati dall’Unione Europea, ultimamente contaminati, utilizzati come addensanti e stabilizzanti in confetture, gelati confezionati, dolcificanti, insaccati, ecc.
Vien da se, e basta verificare il sistema di allerta, che i richiami, solo nel nostro paese sono stati un’infinità. In quanto la farina di carrube soprattutto, è una materia prima a basso costo, dalle alte performance, e non a base chimica.
I Paesi di provenienza da tenere sott’occhio sono India, Turchia, Cina, Argentina, Paraguay e, più in generale, i Paesi extra UE. In particolare, i le materie prime note per essere potenzialmente contaminati da ossido di etilene sono:
- Semi di sesamo;
- Cumino;
- Curcuma;
- Amaranto;
- Riso;
- Noci;
- Scalogno disidratato;
- Pisello biondo;
- Verdure essiccate;
- Tè;
- Funghi secchi;
- Legumi;
- Cereali;
- Caffè;
- Spezie.
Che possono esser ritrovate in mix di spezie, creme di vario genere, prodotti da forno, pasticceria. Un’infinità. Ancora una volta… impariamo a leggere le etichette!!
Ossido Etilene? L’importanza della qualifica dei fornitori
Saranno sempre di più i pericoli emergenti con cui ci troveremo a sbattere la testa. In questo caso un pericolo chimico. Le motivazioni sono varie, la prima, è quella che molti di questi pericoli, non è che non fossero presenti.
Solamente non venivano ricercati. La seconda, è dovuta indirettamente all’innalzamento climatico. Questo favorisce fenomeni di prolificazione ed infestazione che fino ad adesso non erano così impattanti. Richiedendo attività pesanti dal punto di vista chimico. Ed infine quello del dio soldo.
Più materia prima è vendibile e più si guadagna!!
Ancora una volta si evince quanto sia fondamentale effettuate una valutazione dei rischi come Dio comanda. O meglio, come GFSI, Global Food Safety Initiative comanda.
Ricordiamo le fasi importanti che dovrebbe seguire un’organizzazione, per assicurare al prodotto finito ed ai suoi clienti, i requisiti di sicurezza, qualità e legalità alimentare.
- Raccolta delle informazioni, scientifiche e storiche;
- Valutazione dei rischi per le materie prime;
- Definizione del rischio attribuibile al fornitore e dei monitoraggi operativi;
- Processo di qualifica del fornitore;
- Monitoraggi di ricezione e analitici;
- Monitoraggi delle allerte;
- Riesame della valutazione.
Questa sopra è una classica qualifica del fornitore che viene effettuata nelle organizzazioni che abbiano adottato uno standard di certificazione alimentare BRC, IFS e FSSC 22000. Che noi consigliamo di adottare a tutte le organizzazioni alimentari di produzione.
Visto l’utilizzo dell’ossido etilene, anche nelle fasi di trasporto in stiva, sarà importante anche approfondire la valutazione della logistica. Non fermarsi alle dichiarazioni del fornitore.
Ma interessarsi delle metodologie di trasporto e stoccaggio, magari richiedendo una certificazione IFS Logistics o BRC Stogage and Distribution, al fornitore di questi servizi.