Tra gli aspetti scomodi, che oggi risultano essere nell’occhio del ciclone, vi è quello inerente alla gestione delle eccedenze alimentari. E nello specifico, la definizione del sottoprodotto alimentare, e la caratterizzazione del rifiuto alimentare, fondamentali per la lotta allo spreco e sostenibilità alimentare.
Un’organizzazione efficiente odierna, non deve solamente avere risorse per il miglioramento dei processi e per il rispetto dei requisiti legali applicabili, e contrattuali. Ma deve avere una gestione, e dimostrarne evidenza, per la sostenibilità delle risorse nei confronti delle parti interessate del suo contesto, puntando ad un’economia circolare.
Non tralasciando, in ottica di economia circolare aziendale, la possibilità di guadagno nella diminuzione dello spreco, e nella gestione intelligente delle eccedenze definite come sottoprodotto alimentare come forma di materia prima per altri processi. E come ultima possibilità come rifiuto.
In questa ottica l’organizzazione dovrà effettuate una coerente caratterizzazione di queste 4 categorie.
Definendo ciò che sia rifiuto. La gestione delle eccedenze alimentari, da comunicare in caso di prodotti a marchio del cliente. O la definizione di sottoprodotto alimentare, per esempio i SOA, che può entrare in altre catene di fornitura.
Tutto ciò è importante per la gestione dei costi, dello spreco alimentare e per l’ottimizzazione della produzione. In alcuni casi, per esempio, un’organizzazione può eliminare o minimizzare gli sprechi o la quantità di rifiuto alimentare, aumentando i proventi, definendo i propri scarti di lavorazione mangimi per animali, seguendo il regolamento applicabile Reg CE 183 ed il Reg CE 2279.
In un periodo storico dove il fabbisogno e la distribuzione alimentare non sono coerenti, la lotta allo spreco è una delle tematiche per la sostenibilità più sentite nella comunità mondiale, per gli aspetti climatici, ambientali ed etico economici.
Un’organizzazione che includa nella propria politica e definisca degli obiettivi per la gestione delle eccedenze alimentari, lo studio per la definizione dei sottoprodotti e le performance sul rifiuto alimentare, darà a tutti gli stakeholder un’immagine di azienda evoluta ed attenta alla sostenibilità. Il requisito viene anche richiesto da molte catene di fornitura della GDO.
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Eccedenze alimentari: il sottoprodotto ed il rifiuto alimentare
L’organizzazione in fase di progettazione del prodotto e processo, utilizzando strumenti come il diagramma di Ishikawa e di flusso, dovrà valutare e definire una coerente e sostenibile definizione a queste categorie. Vediamo adesso le definizioni:
- Viene definita una eccedenza alimentare, un surplus della produzione, non contemplata, atta a creare delle riserve di magazzino, soprattutto quando si opera in ambito di marchio privato, proprietà di committente, dove ci sono chiare qualifiche e definizioni contrattuali. In questo caso, per esempio, alle organizzazioni vengono richiesti processi di qualifica tramite l’implementazione e la certificazione degli standard internazionali Brc ed Ifs, dove si richiedono procedure per la comunicazione della produzione effettuata al proprietario del marchio che potrà dare il benestare di etichettare il prodotto non a suo marchio oppure lascerà l’organizzazione libera di venderlo con il proprio, questo avviene in caso di prodotti deperibili.
- Si intende come sottoprodotto alimentare, una tipologia di materiale derivante dalla lavorazione delle materie durante i processi, può essere destinato all’alimentazione umana, entrando nella catena di fornitura per la produzione di altri prodotti, ed inserita nella notifica dei processi effettuati consegnata alla ASL. Il sottoprodotto può anche essere utilizzato per l’alimentazione animale, ed in questo caso deve essere oltre che notificato alla ASL seguito il Reg Ce 183 che disciplina i mangimi per animali per l’alimentazione umana, proroghe speciali vengono definite con accordi specifici con le ASL di appartenenza.
- Si intende come rifiuto alimentare, come dice la parola, un materiale che non può avere nessun uso o riutilizzo, in questo caso nell’industria alimentare, deve essere caratterizzato e destinato al tipo di smaltimento relativo alla propria categoria, a seconda della tipologia di rifiuto deve esserci una specifica registrazione di ritiro, ed un contratto con aziende di smaltimento.
Spreco alimentare: perché è importante impegnarsi?
L’impegno contro lo spreco alimentare è un qualcosa che riguarda tutti. Nella vita quotidiana domestica e soprattutto per le organizzazioni produttrici di alimenti. E’ per questo che la ricerca alimentare si spinge sempre di più nella creazione di alimenti con più lunghe conservazioni.
E l’utilizzo per svariati settori del sottoprodotto. Che può divenire materia prima di altri processi. Un esempio la buccia delle arance con filato, oppure taluni rifiuti dei caseifici utilizzato nella filiera del suino.
Una corretta definizione del contesto aziendale, un’analisi di tutta la filiera darà la possibilità alle organizzazioni di eliminare il più possibile le inefficienze, lo spreco, adottando così comportamenti etici e sostenibili corretti, e traendo vantaggi economici dal riutilizzo e o commercializzazione del sottoprodotto.
Trovare opportunità di sfruttamento economico dalle eccedenze alimentari come sottoprodotto alimentare e rifiuto, inserendole a pieno titolo nella gestione dell’azienda e nella lotta contro lo spreco alimentare. Questa tipologia di requisiti viene inserita e richiesta da anni anche negli allegati qualità dei protocolli contrattuali con i grandi committenti. A sottolineare l’impegno sostenibile ti tutti gli attori della filiera.