L’istamina è una sostanza, un’ammina, prodotta dal corpo come risposta del sistema immunitario ad una infiammazione, o ad una reazione allergica. Può essere contenuta in una gran quantità di alimenti.
Anche se sono in crescita le segnalazioni per intossicazione e o intolleranze da parte della sgombrotossina, una volta solamente inerenti al consumo di specie ittiche mal conservate, oggi giorno, la sensibilità di questa sostanza è attribuibile anche ad altri alimenti.

Molti alimenti, infatti, ne contengono alti livelli, ma non solo, anche taluni farmaci possono contribuire all’intolleranza.
L’intolleranza alla sostanza, si verifica quando vi è un accumulo nel corpo. O meglio quando l’intestino non riesce a scomporla, ed essa si riversa nel sangue ad alti livelli.
Il pesce e le specie ittiche in generale, sono di consumo quotidiano da parte dei consumatori. Rendendo questo pericolo alimentare molto importante.
Il Reg CE 1019/13, modifica l’allegato I, capitolo I del Reg CE 2073 , sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari, relativo ai limiti massimi sulla presenza di istamina.
Che sono: 200 milligrammi per chilo (mg/Kg) per il pesce fresco e di 400 mg/Kg per i prodotti conservati.
Vista la gran quantità di prodotti nei quali possono trovarsi livelli alti di questa sostanza, non è semplice né il suo trattamento ne il riconoscimento. Cattiva gestione della conservazione dei prodotti lungo tutta la filiera, non rispetto delle norme igieniche, sono solamente alcuni dei fattori che possono innescare fenomeni di concentrazione di istamina negli alimenti, pericolosa per l’uomo.
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Pericolo alimentare istamina: dove si trova?
Oltre i prodotti ittici, freschi e o conservati, le persone che soffrono di intolleranza e o sensibilità all’istamina devono fare attenzione anche a:
- Pomodori, crauti, spinaci.
- Conserve, Ketchup e salsa di soia.
- Salsicce, salame, carne secca, prosciutto affumicato, mortadella…
- Formaggi fermentati e stagionati.
- Alcolici, vino, birra.
- Aceto di vino.
- Cioccolato/cacao.
- Fragola, banana, ananas, papaia, agrumi (arance, pompelmi…), kiwi, lampone, pera, avocado.
- Noci, nocciole, mandorle e anacardi.
- Albume d’uovo.
- Carne di maiale.
- Caffè.
Istamina: che cosa è e come si forma?
Ci soffermeremo a trattare l’argomento sul pericolo alimentare istamina nella filiera ittica. L’istamina è un metabolita dei batteri dovuto al deterioramento e fermentazione dei prodotti ittici. Questi batteri in gran parte fanno parte della flora naturale di taluni tessuti ittici.
Talune specie ittiche come lo sgombro, sardina, tonno ed acciuga vengono considerati a più alto rischio. Il controllo della contaminazione in genere viene effettuato con una efficace della catena del freddo durante la filiera, partendo dalle operazioni di bordo peschereccio.
In assenza di un adeguato monitoraggio della temperatura, e del tempo di refrigerazione e congelamento, la formazione di istamina può verificarsi in qualsiasi punto della catena di approvvigionamento.
Intossicazione da istamina: i sintomi
L’intossicazione da istamina è causata dall’assunzione di alimenti contenenti alti livelli della stessa. I sintomi possono includere formicolio e bruciore intorno alla bocca, rossore e sudorazione del viso, nausea, vomito, mal di testa, palpitazioni, vertigini ed eruzione cutanea.
In casi più gravi sono stati riconosciuti attacchi d’asma e patologie cardiache. L’inizio dei sintomi da intossicazione da istamina si riconosce entro poche ore dal consumo e questi sintomi scompaiono normalmente entro 12 ore senza effetti a lungo termine, salvo nei casi più gravi.
Istamina nei prodotti ittici: come gestirla?
Alti livelli di istamina, possono contaminare il pesce e prodotti ittici, senza che possano essere riconosciuti e o avvertiti. Pertanto, l’arma più importante rimane la prevenzione.
Le organizzazioni che operano nel contesto ittico, dovranno definire coerenti procedure per il mantenimento della catena del freddo. Refrigerata non superiore ai 4° C e per i prodotti congelati non superiore ai – 18°C.
L’implementazione di questa procedura deve essere inserita nei piani di autocontrollo, e nella valutazione dei rischi per la sicurezza alimentare Haccp ed Harpc, per tutti gli attori della filiera. Pesca, Logistica, Trasformazione e Vendita.
Devono essere anche comunicate informazioni precise ai consumatori sulla possibile presenza di istamina negli alimenti a rischio, consumo, conservazione, scongelamento, cottura. Secondo come raccomandato dal Codex Alimentarius.
Oltre che inserire azioni specifiche di prevenzione, comuni ad altri pericoli alimentari, la ricerca deve essere inserita anche in una buona procedura di qualifica dei fornitori, per la valutazione delle materie prime.
Deve essere anche tenuto conto, del fatto, che varie aree di pesca risultino più a rischio, ed adottare specifiche azioni di verifica. In requisito dovrà essere anche inserito nei piani di analisi di laboratorio aziendali sui prodotti finiti.