Cos’è l’antibiotico resistenza?

L’antibiotico resistenza è la capacità dei batteri, ma non solo, di resistere agli effetti di un antibiotico. La resistenza agli antibiotici avviene quando i batteri mutano in maniera tale da non essere attaccati dalle sostanze progettate al loro abbattimento.

antibiotico resistenza la certificazione antibiotic free

La resistenza agli antibiotici può essere molto pericolosa. In quanto può impattare nelle normali cure alle persone affette da patologie che normalmente venivano curate con tali sostanze.

Stupidamente spesso si crede che siano le persone ad assuefarsi ad un antibiotico. Mentre è il batterio che invece che sviluppa un antibiotico resistenza, che che nella catena alimentare può portare a fenomeni di biomagnificazione.

In ambito alimentare la tematica è molto sentita. In quando i requisiti obbligatori nazionali ed internazionali sono riusciti negli anni a gestire efficacemente i pericoli microbiologici.

Ed oggi giorno la tematica chimica finalmente è sotto la lente di ingrandimento.

Cosi come quella degli addetti ai lavori. E grazie al loro lavoro, ed all’interesse dei consumatori, che è nata la certificazione antibiotic free. Molto richiesta dai mercati. E valorizzante per i propri prodotti.

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Antibiotico resistenza: le preoccupazioni dei consumatori

Ci sono molte preoccupazioni da parte dei consumatori per la presenza di antibiotici, macro plastiche, residui dei fitosanitari, metalli pesanti negli alimenti. In quanto gli antibiotici vengono utilizzati nella filiera zootecnica. Il problema principale però non riguarda i livelli degli antibiotici negli alimenti di per sé. I limiti a livello europeo sono definiti nel Reg CE 880/2017.

Ma bensì l’antibiotico resistenza che ne può scaturire, dovuta da attività di sovra dosaggio, per abbattere l’incidenza economica dovuta alla mortalità dei capi. Considerando anche che, queste sostanze, se ben correttamente utilizzate, raramente potranno far risultare valori fuori limite di accettabilità.

Allora perché preoccuparsene? L’argomento merita molta attenzione, molti studi dimostrano che la resistenza alle sostanze inibenti da parte di batteri, è importante, perché l’assunzione di queste sostanze, viene effettuata tramite molti alimenti.

Essendo, soprattutto, le materie prime di origine animale largamente consumate. Ed è per questo che i vari schemi e standard di certificazione antibiotic free stanno prendendo sempre più importanza nel mercato.

Per fornire ai consumatori una attestazione chiara che gli permetta di acquistare in piena sicurezza alimenti, che non abbiano subito alcun trattamento.

Sottolineando di nuovo che i limiti definiti dal regolamento europeo sono corretti. Ma che non tengono conto di un possibile bioaccumolo.

Antibioti o sostanze enibenti: che cosa sono?

Gli antibiotici, antimicrobici , o sostanze enibenti, sono farmaci che combattono le infezioni causate dai batteri. Possono essere delle sostanze naturali, originariamente prodotti da un fungo, o sintetiche. Dalla sua scoperta nel 1927 con la penicillina, Alexander Fleming, contribuì ad abbattere drasticamente le malattie e le morti dovute alle malattie infettive.

Da allora molti passi in avanti sono stati fatti. Questi farmaci, servivano realmente a salvare la vita alle persone. Nel mondo moderno, invece complice l’industria alimentare che promuove trattamenti preventivi per aumentare le produzioni animali, diminuendo la morte dei capi.

E la folle e liberatoria ricorrenza a queste sostanze a portato ai fenomeni di resistenza agli antibiotici.

In pratica c’è stata un’evoluzione dei batteri. Che hanno raggiunto una resistenza a questi composto proprio grazie alla loro forte presenza. Come medicinali presi dall’uomo, come assunzione nella catena alimentare o come sovra-assunzione, inutile, di antibiotici, per esempio per patologie virali.

Antibiotico resistenza: perché i batteri resistono?

La resistenza agli antibiotici si verifica quando i batteri mutano in un modo tale da ridurre o annullare l’efficacia degli stessi. Quindi oltre che non abbattere i batteri, che invece continueranno a moltiplicarsi, si avrà anche una debilitazione del corpo, favorendo ancor di più l’azione dei batteri.

I batteri possono creare resistenza attraverso in vari modi. Sviluppando la capacità di neutralizzare l’antibiotico prima che possa causargli danni, per esempio, oppure riuscendo a nutrirsene o limitandone l’efficacia.

L’assunzione ripetuta e massiccia agli antibiotici fornisce quindi una motivazione di mutazione, che rende più probabile lo sviluppo all’antibiotico resistenza. Inoltre, i batteri, possono raggiungere lo sviluppo di resistenza agli antibiotici attraverso la mutazione del loro materiale genetico replicabile nella colonia.

Certificazione antibiotic free: che cosa è?

La resistenza agli antibiotici è uno dei problemi di salute pubblica più importanti. Quasi ogni tipo di batterio, grazie alle motivazioni viste sopra, è diventato più forte e meno sensibile al trattamento antibiotico.

I batteri una volta raggiunta l’antibiotico resistenza possono anche diffondersi rapidamente a familiari , compagni di scuola e colleghi. Se un microbo è resistente a molti farmaci, il trattamento delle infezioni può diventare difficile o addirittura impossibile. E questo può sfociare in focolai difficilmente curabili con le classiche metodiche.

Il cambio di passo da fare è veramente importante. Al di la degli aspetti etici, deve essere riconsiderata sia la catena alimentare sia i principi medici.

Per i secondi, magari, prescrivere antibiotici solamente quando sia veramente necessario. E gli stessi consumatori dovrebbero assumerli con parsimonia. Per quanto l’industria alimentare, smettere di pompare, le quantità e tornare a ragionare veramente di qualità.

Un buono strumento, per le organizzazioni che operano con materie prime animali è quello relativo all’adozione degli standard di certificazione antibiotic free. Non vogliamo dire che l’adozione di una certificazione antibiotic free potrebbe risolvere queste problematiche. Ma magari aiuterebbe a ricondizionare molti processi.

Processi visti nella totalità della vita quotidiana. In quanto anche se in una buona bistecca sicuramente non ci saranno valori di antibiotici fuori norma, ma dovrebbe anche essere considerato che se prima un alimento di origine animale veniva mangiato poche volte a settimana, oggi giorno non è così.

E queste materie riempiono i nostri piatti più volte al giorno. Con uova, carne, pesce, formaggi, salumi, ecc…

Certificazione antibiotic free: requisiti e vantaggi

Di certificazione antibiotic free ce ne sono di varie tipologie. Talune definiscono la completa assenza di assunzioni di antibiotici nella vita dell’animale. Talune sono da un determinato tempo prima della macellazione.

Anche i livelli quantitativi si differenziano ed alcune, nei loro requisiti abbracciano i principi del benessere animale nella totalità. Un’organizzazione che voglia fare questo passo deve sapere che potrà definire quali prodotti debba certificare antibiotic free e quali, abbia sottoposto a determinati trattamenti non possa certificare.

Definendone delle chiare identificazioni e segregazioni tra le differenti tipologie. Di questi standard possono goderne non solo i produttori primari. Ma anche l’industria alimentare che lavora carni antibiotic free, dove viene definita una vera e propria catena di custodia.

I vantaggi per le organizzazioni, possono essere importanti. Il raggiungimento dell’attestazione, oltre che domostrare il proprio impegno nella produzione di qualità, permetterà di rispondere alle richieste dei mercati.

Come per altre Claims di prodotti, biologico, biodinamico, gluten free, marchio collettivo, consigliamo, di avvalorare l’attestazione , inserendone i requisiti in un più ampio sistema di certificazione. In quanto lo schema a livello internazionale non ha un gran valore.

Ma che potrebbe acquistarne, inserito in una certificazione riconosciuta da GFSI, Global Food Safety Initiative, come la certificazione BRC, IFS, Global Gap. Oltre che questi standard, requisiti sul benessere animale in questo senso, vengono anche richiesti dagli schemi di certificazione ittica.